DA 35 – Il segno della rosa (14.6.2013)

                          

“È vestita la Madon(n)a d’una stoffa rossa infiorata di sotto, e scollata da capo, la manta che dal capo gli va per coprire tutta la persona è di color celeste nel di fuori stellata, nel di dentro è foderata di color di raso verde. Il Christo trattenuto da lei nel braccio destro, acco(m)pagnandovi la man sinistra alle coscie è vestito con veste scollata, il viso colre è di rosso incarnino con una rosa in mano destra avanti il petto”

Secondo le ricostruzioni delle News precedenti l’icona della Madonna della Parrocchia della Consolazione di Termini (al centro) è sempre stata, da circa cinque secoli, nell’esatto posto dove si trova attualmente, con la differenza che ora è nell’abside di un grandioso Santuario, mentre quando fu realizzata (dal pittore Constantino Boccaccio, apprendiamo dalla relazione Nugnez del 1608), mettiamo verso il 1530, era all’esterno della “putia” di un erborista e si affacciava su una sterminata e desolata piazza-mercato (le Botteghelle), relativamente “giovane”, perché nata dall’“alluvione inversa” che, verso il 1200 d. C., inondò di fango quello che prima era il porto romano della città (vedi DA 8).

Nella DA 30, da profano, ho parlato di affresco, ma pare che invece si tratti di un dipinto ad olio, su un supporto di “calce mista a polvere di marmo”. Ma, a parte ciò, vi sono delle incongruenze ben più gravi su quanto c’è o ci sarebbe scritto – la decodifica della manoscrittura barocca è problematica: so per esperienza quanti errori saltano fuori durante le riletture, ad esempio della biografia di Daidone (vedi FO 59) o dei documenti sul Ponte di Daidone (vedi in appendice a questo Atomo) – nella predetta relazione Nugnez, nella fattispecie la frase che ho riportato in testa a questa scheda.

Non solo la dettagliata descrizione dei colori non corrisponde, ma soprattutto non c’è traccia di mano sinistra sulla coscia, né di rosa tenuta dal Cristo, la cui manina invece è stranamente atteggiata, sembrerebbe, al simbolo V di vittoria. Un mio sospetto, su cui vorrei essere confortato da storici dell’arte, è che le periodiche e ormai plurisecolari “ripuliture” del quadro possano essersi tramutate in “criminali restauri” come quelli perpetrati – secondo la colorita espressione dell’amico Bacinoai danni dei dipinti della nostra antichissima chiesa di Santa Caterina.

La rosa in mano al Bambinello, di cui parla il Nugnez, invece compare sia nell’incisione a destra – di ottima fattura e presumibilmente molto fedele perché è quella eseguita agli inizi del ‘600 e pubblicata nel 1663 (vedi DA 32) – sia nelle dozzinali riproduzioni dei cosiddetti “santini poveri”, secondo l’espressione dell’amico Giunta, un esemplare dei quali (proveniente dal catalogo eBay) è quello riprodotto a sinistra. Soprattutto però in queste incisioni (che presumo a Termini non si conoscessero, altrimenti l’amico Catanzaro ne avrebbe accennato) spicca la mano della Madonna che accarezza amorevolmente – e salvificamente, in quanto emblema del miracolo – un piedino del Bambin Gesù.

Io credo che nei secoli ci sia stata confusione e sovrapposizione di due immagini ben distinte: quella dell’erborista, con la “rosa” come segno o “insegna” della sua bottega; e quella realizzata dopo e a ricordo del miracolo, avente come elemento distintivo il piede miracolato, e forse dipinta sulla precedente.

Poiché con questa scheda chiudo il discorso sulla Consolazione aggiungo due brevi considerazioni di cui avrei dovuto parlare altrove: 1) quattro mesi fa, quando ho redatto la scheda DA 8 – L’alluvione inversa, non sapevo assolutamente niente del Santuario della Consolazione e della sua storia, tutte cose che ho imparato da un mese dopo la lettura dello splendido libro del Catanzaro e di altre fonti che mi sono procurato successivamente. Avevo solo ipotizzato, sbagliando, che la chiesa fosse più antica e con l’abside dove oggi c’è l’ingresso monumentale; 2) il vecchio ingresso monumentale su via Porta Erculea ebbe poca vita e fu presto murato (verso il 1591 - vedi DA 31), ma anche il nuovo Santuario fu dotato di un piccolo ingresso laterale sulla stessa via, che credo sia ancor oggi più utilizzato di quello principale sulla piazza.

 

indietro indice avanti