81 – Dal “Capitan Fracassa”
Proseguendo la pubblicazione dei documenti meno
reperibili della bibliografia buccoliana
ecco due trafiletti apparsi nel giornale romano “Capitan Fracassa” (Corrispondenza “Dalla Conca d’oro”), fondato da Gandolin
(vedi foto), il poliedrico
giornalista creatore anche di Policarpo,
l’ufficiale di scrittura reso famoso da un film di Renato Rascel.
Documento 2.07
… Abbiamo anche, da
qualche mese, fra noi, un notissimo e giovine scienziato; quest’altro
siciliano: Gabriele Buccola, reputato specialmente per le sue splendide opere
di fisiologia e psichiatria. A Palermo, appunto, si istituisce adesso una
cattedra di psichiatria. Niente concorso, ma il nuovo professore dovrebbe
essere scelto dalla facoltà universitaria. Il Buccola s’è presentato, ma
parecchi de’ professori non lo vogliono, perché c’è un altro concorrente, un
oscuro medicuzzo, il quale, asseverano i suoi protettori, è un povero padre di famiglia. I professori
della facoltà si sono riuniti parecchie volte, disputando, discutendo e
quisquiliando. Ieri, s’è venuto a una votazione. Il competitore del Buccola ha
avuto un voto in più, ma ci sono state delle astensioni; la votazione, per
conseguenza, non ha dato una maggioranza assoluta. La faccenda, vi garentisco,
comincia a diventare seccante. C’è il povero
padre di famiglia, e quindi lo scienziato non vale più un fico secco. Se le
cose andranno bene, si finirà per bandire un concorso; ma, per amor del cielo,
le facoltà universitarie, affidate a sé stesse, codesto sanno fare di buono?
Bisogna a forza esser padre di famiglia per farsi avanti? Corro in fretta e
furia allo stato civile.
Documento 2.45.1
È morto Gabriele Buccola.
Ohimè, miei cari lettori! egli pur troppo non scriveva
profili, bozzetti, schizzetti e altre simili chincaglierie; egli non aveva in
mente nessun romanzo pornografico, egli non faceva della spuma intorno a sé, e
nemmeno andava seccando i giornalisti per farsi scrivere degli articoli
laudatori. Gabriele Buccola era semplicemente uno scienziato, e particolarmente
uno psichiatra; era uno scienziato forte e modesto, e, appena trentenne, era
riuscito a farsi una rinomanza che cominciava già a varcare le Alpi.
Povero Buccola! Grave e serena figura di pensatore, dimesso
negli abiti, incurante delle piccole e miserabili inezie della vita, egli
viveva solo per la scienza, nient’altro che per la scienza. L’intelligenza
umana, questo tetro e misterioso enigma, era il suo grande obiettivo: i grandi
problemi della psicologia specialmente lo tentavano; e le sue ricerche
scientifiche e i risultati che seppe cavarne furono di tale importanza da
meritargli presto un gran nome.
Gabriele Buccola nacque in Mezzoiuso, piccola città mezzo
siciliana e mezzo albanese della provincia di Palermo. E in Palermo egli fece i
suoi studi e si addottorò in medicina, esordendo, mentr’era studente, con un
giornale filosofico rivoluzionario, intitolato Gli Atomi. Poco dopo diede alla luce un importante lavoro: Il problema dell’eredità.
Allontanatosi dalla Sicilia, egli ebbe più agio di farsi conoscere
ed apprezzare. All’università di Torino occupò il posto di assistente a quella
cattedra di psichiatria; vinse intanto un concorso per proseguire gli studi
all’estero, diresse la Rivista di
filosofia scientifica edita dal Dumolard, ebbe l’amicizia e la stima del
Verga, del Tabarrini, del Mosso, del Federici e di tutti i più illustri
scienziati e, intanto era quasi sicuro che avrebbe occupato fra breve la
cattedra di psichiatria nell’università di Palermo.
E, lo ripetiamo, è morto che aveva appena trent’anni.
Ma non importa! Egli non scrisse mai né profili, né
bozzetti, né schizzetti: noi abbiamo, dunque, il dovere di dimenticarlo.