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– I “sigari” di Dolbear
Tra le prime empiriche, e spesso …molto redditizie,
applicazioni della nuova “arte elettrica” ottocentesca vi furono le
apparecchiature elettromedicali. Accanto alle applicazioni serie (Maggiorani, Du Bois Reymond, Matteucci, ecc.)
fiorirono cure elettriche e “bagni
galvanici” fantasiosi e di dubbia efficacia. Noi italiani, per esempio,
grazie a più o meno fortunate fiction
cinematografiche o televisive, conosciamo bene le terapie …d’urto e gli
esperimenti “scientifici” di Antonio Meucci (scossa nella lingua, grido trasmesso via filo, ecc.), con batterie
ed elettrodi vari.
Molte, anzi moltissime cose nella storia, in particolare,
della telefonia elettrica sono oscure, ignorate, disdegnate e soprattutto
“rimosse” alla luce delle conquiste scientifiche successive e predominanti.
Invece dalla miriade di sistemi telefonici (almeno 60, uno per ogni pretendente
al titolo di inventore del telefono!), assolutamente inverosimili se non si sfogliano i
libri e le riviste dell’epoca, c’è sempre molto da imparare.
Ci credereste che il signore qui raffigurato con due
elettrodi o “sigari” nelle orecchie
sta ascoltando una conversazione telefonica? Eppure Amos Dolbear certamente riusciva a farlo, come si può leggere
nell’autorevole Scientific American
del 18 giugno 1881, che gli dedicò un’intera pagina di illustrazioni (tra cui quella qui riportata) e altre
due di commenti vari!