Citazioni

 

1.    Sulla lettura

Qualunque intendere presuppone di necessità da parte dell'ascoltatore o del lettore una vera e propria valutazione, anche se per lo più inconscia, dei singoli dati semantici nei confronti, da un lato, del sistema linguistico e, dall'altro, delle rimanenti unità che vengono a costituire la frase: solo che questa valutazione può risultare più o meno sviata da elementi perturbatori o, comunque, contingenti.

(M. Lucidi, Ancora sul disdegno di Guido, Cultura neolatina, 14, 1954, p. 204)

 

2.    Sugli equivoci

Perché possa avvenire che ad una espressione linguistica due interlocutori, l'uno nell'esprimerla, l'altro nell'ascoltarla, attribuiscano senso diverso, bisogna che si verifichino due circostanze: in primo luogo essa deve ovviamente presentare in sé elementi che la rendano, in potenza, adatta ad entrambe le interpretazioni; in secondo luogo è necessario che esista una situazione di fatto, un atteggiamento dell'ascoltatore diverso da quello di chi parla, e da questo non previsto, tale da permettere al primo una valutazione dei dati semantici non rispondente alle effettive intenzioni del parlante.

(idem, p. 208)

 

3.     Sulla “comunicazione finzionante” (Franco Angeli, 1995)

Nessuna comunicazione si risolve in un mero scambio tra emittente e ricevente a livello di semplici processi di codificazione e decodificazione: essa implica sempre, ci dicono Watzlawick e gli altri di Palo Alto, una interazione, con tutto quanto di psicologico e di sociale è contenuto nel termine.

[C’è un] bisogno di interazione, seppure nella forma illusoria di un mondo solo virtualmente condiviso.   

 (G. Mininni, docente di psicolinguistica e di psicologia delle comunicazioni di massa)

 

4.     Sulla psicologia dell'illusione

Usando le parole di Mario Lucidi "ogni persona coglie solo ciò che il suo atteggiamento psicologico gli permette di cogliere". Se qualche "intellettuale" forse coglierà nel e del Telegrafino solo il banale aspetto tecnico o il gadget, la gente comune invece lo vedrà come esso vuole apparire, e non solo perché "ama essere ingannata" o perché non potendo telefonare alla TV si accontenterà di telegrafare, ma soprattutto perché nell'era telematica la mia invenzione lungi dall'apparire fantascientifica è credibilissima.

Il Telegrafino si può considerare un sistema di TV interattiva o anche, meglio, di "Personal TV", perché instaura un rapporto percepito come privato con il presentatore del programma. I sensi dei telespettatori, ingannati da trucchi di tipo illusionistico, vengono deviati verso una direzione diversa da quella normale. La TV guida l'immaginazione, un po' come accade nei videogiochi.

(A. Gaeta, Descrizione tecnica TIE, 2.5.94)

 

5.     Sulla telegrafia

La telegrafia è una lingua strana, scritta e al contempo orale. La valenza di grafia insita nella ricezione a sounder forse non deriva solo dall'essere associata al rumore dei vecchi telegrafi. Manipolare un tasto telegrafico non solo è come scrivere, ma è anche come parlare. Il Morse fonetico rimanda al primordiale linguaggio a colpi (tiptologia), certamente connesso alla metrica classica. Infatti l'abbreviazione (si pensi al famoso codice Q) più che alla riduzione di tempo è funzionale all'orecchiabilità. Come trait d'union tra scritto/stampa e orale/manoscrittura il Morse è l'unica lingua capita sia dalle macchine che dall'uomo. Al contrario della RTTY, com'è noto, la durata dei segni Morse non è assoluta, fissa, ma variabile e relativa. I segni non sono isolati ma uniti da legamenti di tipo musicale.

Il sistema di codifica temporale adottato nel trovato, in buona sostanza, è di tipo telegrafico e metrico, una comparazione tra tempi brevi e tempi lunghi.

(idem)