Al
Presidente del C.d.A. della RAI
v.le
Mazzini 14 - 00195 Roma
Roma
13.3.95
Signor Presidente,
mi
consenta, dopo quasi un anno di vicissitudini mie e di inerzia dell’azienda
RAI, un bilancio sul Telegrafino,
o Televisione Interattiva Equivalente
che dir si voglia, e sui relativi programmi - per così dire il “software” di
appoggio - Tutti in diretta e Telegrafiamo che...?.
Le mie istanze ufficiali di valutazione, della
funzionalità tecnica ed economica prima e dell’utilità
spettacolare e sociale poi, tutte sistematicamente ignorate, sono state:
5. 5.
94 Direzione delle 3 Reti (offerta brevetto)
14.
5. 94 Presidente (istanza di valutazione)
30.
9. 94 Presidente (descrizione formale)
24.10.94 Direzione Tecnica (descrizione
formale)
14.11.94 Presidente e Direz. Tecnica (promemoria)
17.
1. 95 Presidente (sollecito)
3. 2.
95 Direzione TV dei Ragazzi (proposta
di programma)
13.
3. 95 Presidente (il presente bilancio)
Sorte uguale hanno avuto gli sporadici tentativi di
approcci personali (Baudo,
Bisiach, Carpitella, Costardi, Gamaleri, Guardì, Melodia, Morello, Tiriticco,
Voglino).
Non
smentite, allo stato, né la funzionalità tecnico-economico-spettacolare né
l’utilità sociale del trovato, i motivi del disinteresse della RAI potrebbero
essere pregiudiziali: l’infelice accostamento col fallimentare Quizzy di Bongiorno o il presumibile
malinteso dell’ing. Costardi che, non trovando nel sistema rilevanza “tecnica”
(in senso stretto), ha forse scambiato per difetto ciò che è un pregio. Ritengo
però più verosimile che le cause dell’inerzia della RAI sul Telegrafino, e
di certo anche su tante altre valide proposte che hanno l’unico torto di
richiedere almeno una lettura da
parte dei funzionari a ciò preposti, siano ancora più banali e ancora più
ingiustificabili. Alludo alla mancanza di quell’interesse privato, da parte di
qualche padrino o referente, che di fatto è l’unico propulsore capace di dare
la spinta, spesso, ad esser chiari, di tipo “tangenziale”, alla cosa di
interesse collettivo.
Se
io non ho la forza per costringere la RAI a quella risposta esaustiva - o
dettata, quanto meno, dalle più rudimentali norme di cortesia - invano attesa
da un anno, né ancor meno la velleità di sconfiggere la “corruzione inversa” appena adombrata, ciò non pertanto questa nota,
lungi dall’essere una sterile accusa o un semplice sfogo, rimane un documento acquisibile, se non dal
giudice, da ogni lettore degno.
Andrea
Gaeta