PO
26 – L’acqua de li Castelli (8.1.2011)
Frascati o Marino sono
celebrate per le fontane che, ad ogni vendemmia, danno vino abbondantissimo ai
romani in “gita a li Castelli”, ma tutti
i Colli Albani nascondono, e regalano, un tesoro ancora maggiore: l’acqua.
Nella carta della Marrana
presentata in PO 20,
e di cui riporto un altro dettaglio (vedi
immagine), compaiono acque più o meno nobili e più o meno “buone”, o per dir meglio adatte a più
scopi, di questi antichi “incastellamenti”
alle porte di Roma: la Tepula, la Giulia, la Crabra, la Mariana, l’Almone, ecc.
La Marrana, o più esattamente
la marrana dell’acqua Mariana, raccoglieva le acque provenienti dalla valle
della Molara (che ha origine nello
spartiacque tra Rocca di Papa e Rocca Priora) che scendevano per il “Fosso dei Ladroni” passando sotto il
ponte doppio degli Squarciarelli – la
celeberrima località nei pressi di Grottaferrata – dove il corso d’acqua,
per il contributo della “Fonte Preziosa”
e delle altre generose sorgenti di quei paraggi, incominciava ad avere
carattere di perennità. Nei pressi di Marino nascevano anche i rivi o “fossi” delle Pantanelle e di Morena.
Nella mappa ho segnato alcuni
opifici idraulici animati dalla Marrana nel suo tratto collinare, che terminava
alle due “mole Cavone”, situate
all’inizio della pianura o dell’“agro
romano” (a circa 130 m s.l.m.),
più o meno verso Ciampino, all’incrocio della ferrovia per Frascati e degli
antichi acquedotti Anio Novus e Claudio (provenienti, come si sa, da Tivoli
e dall’alta valle dell’Aniene).
L’importanza della Marrana era
vitale sia per gli impianti industriali che alimentava (ferriere, segherie, polveriere, ecc.), sia per i mulini, in numero
molto superiore a quelli, forse più noti o studiati, dell’acqua Paola (al Gianicolo) o del Tevere (all’isola Tiberina, al ponte Sisto, al ponte
dei Fiorentini, ecc.).
Il corso della Marrana era
tracciato con i crismi dell’arte idraulica romana, cioè in modo che l’acqua
mantenesse o acquistasse, con opportuni “salti”
di quota, la “giusta” energia
motrice. Nel 1817, essendo diminuita
la capacità – sia in termini di “spinta”
che di “trazione” (vedi PO 25) – di
muovere gli impianti, l’ingegnere Clemente
Folchi, per incarico del Laterano, da cui la Marrana dipendeva, livellò il
corso del fiume onde restaurare la pendenza originale, alterata dalle frequenti
e abusive “manomissioni” dell’alveo e
degli argini, purtroppo quasi tutti di terra battuta (slarghi, sbarramenti, guadi, deviazioni, canneti, piantagioni idroesigenti, ricrescenze, ecc.).