6 – Risposta di Stanislao Canovai a Lodovico Patuzzi
(N. B. – La numerazione delle figure si riferisce all’edizione cartacea)
Ella non s’inganna punto nella riflessione, che fa
sull’ultimo della sua lettera; né il Franklin né il P. Beccaria
ha mai preteso di fabbricare ipotesi. Questa moda, è andata in disuso, e un
buon Fisico presentemente si vergognerebbe di far castelli in aria alla maniera
di Descartes,
e de’ suoi. Il Padre Beccaria intraprende a dimostrare questo punto solo, tutti
i fenomeni elettrici nascono da uno sbilancio del vapore elettrico; e
questo Teorema egli va dimostrando in un modo, che molto si accosta al
Geometrico; tanta è la forza, ed evidenza delle esperienze, che egli adduce
(salvi i fatti). Dopo ciò ella ben vede, che se l’autore si estende a
soddisfare ad alcuna di quelle opposizioni, che fa ella nella sua lettera,
questo è tutto di sua buona grazia e di supererogazione, non gli correndo
alcun’obbligo di farlo, atteso il fine, ch’egli si è proposto, il quale non ha
punto di relazione con le dette ricerche. Nondimeno, per farle vedere, che Beccaria
non tace intorno a queste; e benchè le tratti per incidenza, pure i suoi
pensieri non sono disprezzabili; mi accingo a dirle quelli, che hanno relazione
con le dimande, che’ella mi fa; Quantunque vedo, che bisognerà, che altre cose
vi aggiunga, poiché Beccaria non risponde precisamente a tutto.
Riduco dunque a cinque le sue domande:
1.
Il vapore elettrico simile, e dissimile dal nostro fuoco, che
natura avrà egli, o da qual principio dipenderà?
2.
Come mai questo vapore in altri corpi scorre più, in altri
meno, se la materia elettrica penetra pori minutissimi impenetrabili all’aria?
3.
Perché in diversi corpi si trovano diversi gradi di saturità?
4.
Essendo ne’ corpi diversi gradi di saturità, come di poi
spiegar l’attrazione se già il vapore non è equilibrato?
5.
Supposto l’equilibrio del vapore, come mai altri corpi sono
elettrici per se, altri per comunicazione?
Riguardo al primo, anch’io le domando: il vapore
aereo, ossia l’aria simile, e dissimile dal nostro fuoco, il piombo simile, e
dissimile dall’argilla che natura avranno eglino? poiché è fuor di dubbio, che
l’aria, e il fuoco, il piombo, e l’argilla in molte cose son simili, in molte
dissimili. Quello dunque ch’Ella sarebbe per rispondere a queste mie
interrogazioni, io risponderò alla sua. Sarà dunque, se Ella vuole, il vapore
elettrico di una natura tutta diversa dal fuoco, come quella del piombo da
quella dell’argilla; e il vapor elettrico, ed il fuoco converranno in alcune
cose, come in alcune convengono il piombo, e l’argilla. Ma come non sappiamo la
natura, o essenza, o costitutivo del piombo, dell’argilla, dell’aria, e del
fuoco stesso; così non è sperabile di sapere quella del vapore elettrico. Ma
benchè non ne sappiamo la natura, ci sono forse inutili il fuoco, l’aria,
l’argilla, il piombo? Non basta a noi di saperne alcune proprietà convertibili
ai nostri usi? Dica lo stesso dell’Elettricismo.
Riguardo al secondo, il sentimento del P.
Beccaria è, che questo diverso scorrimento nasca dalla diversa quantità di
vapore naturalmente residente ne’ diversi corpi; cosicchè ove il vapor naturale
di un corpo è abbondante, ivi il vapore eccitato per arte non iscorra: ove
quello è poco, quivi questo scorra liberamente; e questo, egli dice, si vede
ex. gr. in due ferri bene elettrizzati, i quali isolati che sono non si
comunicano il vapor loro, e un terzo ferro anch’esso elettrizzato, ed accostato
all’uno dei due non ne dà, né ne riceve, e allora solamente ne darà, o ne riceverà,
quando o essi o gli altri non siano elettrizzati; donde si raccoglie, che ov’è
grande abbondanza di vapore, ivi non scorre nuovo vapore. Ma, ella soggiunge,
come si accorda questo con la penetrazione di questo vapore? Rispondo, che la
penetrazione di questo vapore allora è grandissima, quando quel corpo, ch’egli
vuol penetrare non ha di questo vapore, o ne ha poco; in altra maniera non già.
Il vapore penetrerà, è vero, un ferro impenetrabile all’aria; ma quando? Quando
il ferro non ne avrà di prima, come apparisce dalla esperienza già detta.
Riguardo al terzo è molto facile la risposta, poi
che siano esposti all’aria in un tempo umido un pezzo di legno, e un pezzo di
pietra; e certo che in questi tre corpi aria, legno e pietra si trovano diversi
gradi di umidità in pari volumi, e perché? perché i pori riguardo alla loro
figura, al loro numero, alla loro grandezza sono diversi in questi corpi. Deve
rispondersi il medesimo alla sua dimanda, se si pigli in questo senso. In ogni
altro senso è falso, che in diversi corpi si trovino diversi gradi di saturità,
poiché è ben vero, che un corpo avrà, o potrà avere più di vapore di un altro;
ma riguardo a se stesso avrà quanto l’altro; perché in questo caso vanno
guardate le capacità dei corpi. Così una stanza di sei braccia cube ha più
aria, che una stanza di quattro; ma peraltro, riguardo alla loro capacità ne
hanno ambedue ugualmente poiché altrimenti dall’una stanza all’altra vi sarebbe
vento. Perdoni se mi servo di similitudini ordinarie, mentre lo fo con la mira
di spiegarmi più chiaramente.
Riguardo al quarto, è superfluo rispondere, dopo
che ho risposto al terzo. Ella qui suppone, che i diversi gradi di saturità
portino seco mancanza di equilibrio; il che non è vero; i diversi gradi di
saturità delle due stanze dette di sopra (onde una per essere, diciam così,
satura ha bisogno di sei braccia cube di aria, l’altra di quattro) non
producono mancanza di equilibrio nell’aria stessa, altrimenti, come dissi, vi
sarebbe vento. Perché vi sia sbilancio, oltre alle sei braccia cube, bisogna
farvi entrar dell’altr’aria forzandone la molla; allora si capisce come debba
esservi vento, e con questo vento il moto di certi corpi leggeri, o sia
l’attrazione ecc.
Riguardo al quinto; questa dimanda non deferisce
dalla seconda; poiché può esservi equilibrio con diversi gradi di saturità,
come abbiamo detto nel quarto, e gli elettrici per se differiscono dagli
elettrici per comunicazione della sola maggior quantità di vapore, come abbiamo
detto nel secondo; la differente quantità di vapore, dice Beccaria, che a diversi
corpi appartiene, basterebbe a differenziare i corpi medesimi, e far sì, che
altri per origine fossero elettrici, altri per comunicazione.
Questo mi sembra potersi rispondere alle sue
dimande: Beccaria parla nella seconda, e nella quinta. Se avesse dovuto
rispondere alle altre, lo avrebbe certamente fatto più eruditamente di me.
Creda intanto che sono
Firenze 22.
Decembre 1764 Devotiss.
Servo S. C.