Il minicalcolatore Edipo
Nel
marzo 1977, sulla scia di un’infatuazione giovanile verso la lingua greca, su
cui sarebbe troppo dispersivo o comunque arduo soffermarsi (se non altro per
contingenti motivi di mancanza di tempo), inseguivo una chimera: la biunivocità
tra parola e significato.
Cominciai
allora a raccogliere in schedari cartacei tutti i luoghi dove veniva citata una
certa parola, specialmente latina o greca. Il materiale però si accumulava
paurosamente e così, ingenuamente, cominciai a pensare che la cercata
biunivocità mi sfuggisse per la limitatezza dei miei poveri mezzi cerebrali.
A
quei tempi non esistevano i personal computer e un ingegnere della IBM a cui
avevo per sommi capi esposto le mie esigenze mi suggerì di pensare a microfilm,
griglie, maschere intercambiabili, ecc. La strada forse sarebbe stata
percorribile, ma era fuori della portata delle mie tasche e, soprattutto, delle
mie competenze. Io infatti ero un elettrotecnico senza neanche competenze
approfondite di elettronica, figuriamoci di microfotografia, ottica, pellicole,
ecc.!
In
quel periodo in un magazzino surplus di via Tuscolana a Roma avevo comprato per
poche lire un lettore ottico di schede perforate,
costituito da una fila di 12 diodi sensibili alla luce, ma non sapevo che
farmene, anche perché non avevo nemmeno una scheda. Pensavo che fabbricarmi
schede, sia pure di cartoncino, e perforatori sarebbe stato complicato.
Quando
venni a sapere dell’esistenza delle cosiddette schede
prefustellate, che si possono bucare con un semplice chiodo[1],
pensai di aver trovato la soluzione per il mio problema. Iniziai a progettare e
indi a costruire una sorta di visore gigante, costituito
da oltre 1000 caselle rettangolari di circa 1 x
Per
avere la massima visibilità e “sinotticità” di tutte le caselle questo
prototipo aveva la forma di una specie di iperboloide (vedi
foto anteriore e posteriore) ed era molto
grande, circa
Un
grande foglio di plexiglass copriva tutte le caselle e su di esso mettevo via
via i fogli di carta lucida con i testi da collazionare otticamente. Facendo in
modo che ad ogni casella corrispondesse una breve frase o una proposizione
potevo fare accendere tutte quelle che contenevano, ad esempio, il verbo ercomai
con una semplice passata di scheda nel lettore ottico.
Questo
prototipo è rimasto incompleto e solo adesso (gennaio 2001) l’ho
ripescato dalla soffitta per fotografarlo e per fare questo stringato resoconto
o “necrologio”.
[1] Ultimamente queste schede sono venute alla ribalta in occasione dei controversi risultati dell’elezione del Presidente degli USA.