PO 12 – La freschezza dei libri (8.11.2010)

La recente News PO 11 sulla “sapienza dell’acqua” e soprattutto la relativa foto (vedi dettaglio) hanno richiamato alla mia mente una frase sentita circa vent’anni fa (il 27 dicembre 1992, per l’esattezza) quando andai a Mezzojuso, la patria di Gabriele Buccola, alla ricerca di fonti, ricordi e aneddoti sul grande scienziato siciliano.

Non avendola ritrovata nel resoconto di quel mio “pellegrinaggio scientifico” (vedi AG 2) ho speso un paio d’ore per rintracciarla tra le mie scartoffie, ma credo ne sia valsa pena, soprattutto perché posso condividerla con gli amici che mi leggono, non soltanto come autentica perla di saggezza popolare, ma soprattutto come “sentenza” di profonda e sana filosofia.

Tra le varie “interviste” di quel giorno ricordo in particolare quella fatta ad un vecchio, descrittomi come migliore memoria storica del paese, al suo ritorno dalla campagna, con la fedele giumenta. Questo contadino, certamente illetterato, tra le altre cose (vedi AG 2, testimonianza n. 7 del capitolo Mezzojuso: il dramma, il crimine, la leggenda), espresse un pensiero, che mi colpì molto, sul valore della scrittura.

Poiché giravano per casa dei suoi nipotini molto esuberanti e soprattutto dopo che io avevo accennato al fatto che di Buccola per fortuna molti librisono rimasti”, questo “filosofo analfabeta” mi disse nel suo strettissimo e genuinissimo dialetto siciliano: È buono che quelli che nascono (i bimbi) hanno (a disposizione) la memoria fresca dei libri.

 

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