117 - Campanelli in convento

 

Quella regola del silenzio (vedi immagine) aveva fatto sì che, in tutto il convento, la parola era stata tolta alle creature umane, per darla agli oggetti inanimati. Talvolta era la campana della chiesa a parlare, talvolta il sonaglio del giardiniere. Un sonorissimo campanello, collocato vicino alla madre guardiana che si sentiva in tutta la casa, segnalava con vari richiami, ch'eran una specie di telegrafo acustico, tutte le azioni della vita materiale e chiamava al parlatorio, se occorreva, la tale o la tal altra abitatrice della casa. Ogni persona ed ogni cosa avevano la loro chiamata: la superiora aveva uno e uno, la vice superiora uno e due; sei e cinque indicava la classe, tanto che le allieve non dicevano mai rientrare in classe, ma andare a sei e cinque. Quattro e quattro era il campanello della signora di Genlis e lo si sentiva spesso: è il diavolo a quattro dicevano le meno caritatevoli. Diciannove colpi annunciavano un grande evento, cioè l'aprirsi della porta di clausura, spaventosa tavola di ferro irta di catenacci, che girava sui cardini solo davanti all'arcivescovo.

 

Ho ritrovato questo brano nel mio computer, ma ne sconosco la provenienza (forse un romanzo…).

 

Contributo di Chiarucci (20.2.05):

Certo che di passione ne hai per scovare tutte queste informazioni, davvero non si finisce mai di stupirsi e di imparare. Sono un semplice "spettatore", non posso esserti di aiuto, ma leggo con piacere tutti i tuoi messaggi. Eliseo

 

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