ME 38 – Il telegrafo dei Borboni (9.3.2007)

Il vivo interesse di Melloni per la telegrafia (vedi ME 1 e ME 28) e la notoria lungimiranza dei Borboni mi inducono a ipotizzare che le prime applicazioni di telegrafia elettrica, nell’Italia non ancora unita, sono state fatte a Napoli e non nel Granducato di Toscana, col Matteucci. È possibile, per esempio, che l’Osservatorio vesuviano, inaugurato nel 1847, fosse collegato con Napoli mediante una linea telegrafica, quanto meno sperimentale, ma purtroppo non ho elementi per suffragare questa mia “suggestione”. Anzi i dati storici attualmente in mio possesso mi dicono che la prima linea telegrafica del Regno delle Due Sicilie fu inaugurata ufficialmente solo il 31.7.1852, e in pompa magna, per celebrare la nascita di Maria Teresa d’Austria.

Dopo alcuni deludenti esperimenti con linee sotterranee rivestite di guttaperca fu impiantata la tratta aerea Napoli – Cancello – Maddaloni – Nola – Caserta – S.Maria – Capua – Gaeta, successivamente prolungata a Terracina a Nord, e a Sud fino in Puglia, Calabria e Sicilia.

La cosa scientificamente più interessante è che fu adottato il sistema Henley che, a parte l’utilizzo dello stesso alfabeto, per il resto era completamente diverso dal Morse: senza “zona”, cioè fugace, a lettura ottica o acustica; funzionava non con le pile, ma con la macchina ad induzione di Clarke (vedi il disegno e la ME 22); probabilmente la manipolazione (su una specie di grossa pedaliera) era stancante; la ricerca guasti nelle linee era problematica; ecc.

Un esemplare del telegrafo di Henley (di circa 60 x 60 cm, a causa della massiccia calamita a fascio) è conservato al Museo Storico delle Poste del Ministero delle Comunicazioni.

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