ME 24 – La dissimulazione …onesta (6.2.2007)

 

Non intendo discettare “Della dissimulazione onesta” dell’Accetto, né di “steganografia”, né della infinita varietà delle “finzioni”, né di metafisica, ma solo di scienza, di scienza fisica.

Studiando Melloni ci si imbatte nell’obsoleta ed oscura espressione “elettricismo dissimulato o legato”. Per cercare di venirne a capo ricordo che per tutto l’ottocento l’elettricità immagazzinata nei condensatori veniva chiamata latente, condensata o, appunto, “dissimulata”, espressione questa probabilmente risalente al magnetismo.

Infatti una calamita, sia naturale (figura a destra) che artificiale (figura a sinistra), mostrava segni evidenti del suo magnetismo (linee di forza, limatura, aghi, ecc.) solo fin quando tra i suoi poli non si attaccava l’ancora “portapesi”, cioè finché il suo “circuito magnetico” rimaneva aperto. Appena invece l’ancora (detta anche armatura, grimaldello, contatto, ecc.) veniva attratta sui poli ogni segno esteriore di magnetismo spariva o, appunto, diveniva “dissimulato”.

Analogamente quando i poli di una pila o di un generatore di elettricità statica (ordinaria) erano separati dall’aria o da un altro coibente (circuito aperto) si “manifestavano” segni elettrici (linee di forza, attrazioni, repulsioni, ecc.). Chiudendo il circuito con un filo congiuntivo o “arco interpolare” questi segni, o “azioni a distanza”, come venivano anche genericamente chiamati, sparivano e, come nel caso delle calamite, si parlava di elettricità “dissimulata”. Anche queste considerazioni possono aiutare a capire l’enorme stupore tra i fisici per la scoperta di Oersted (vedi ME 6).

Oggi, dopo Faraday, Maxwell, Hertz, ecc. – ma il concetto di “onda” (elettromagnetica) risale, si badi, a Oersted (1806) e, soprattutto, a Melloni (1854) –, sappiamo che le azioni a distanza non sono dovute a magnetismi ed elettricismi “liberi”, né ancor meno “dissimulati” (latenti, statici), bensì alle loro interazioni “dinamiche”, cioè non in regime permanente, ma in regime variabile (vedi ME 18).

Aggiungo, come curiosità, che per conservarne e aumentarne la forza le calamite a ferro di cavallo si “nutrivano” aggiungendo periodicamente un pallino di piombo nel secchio (vedi figura). C’era anche la “superstizione” che l’ancora dovesse essere levata delicatamente, non a strappo.

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