MA 20 – Lo “svegliarinoMagrini (23.5.2007)

In una delle mie più importanti News (MO 113 – 12.2.2005) descrivevo il campanello elettrico che, con geniale semplicità, produceva un suono gradevole e squillante. Certamente lo “svegliarino” che Magrini concepì per il suo telegrafo era più complicato e probabilmente il suo “tintinnio” era più un rumore o ronzio che un suono armonico, ma ad ogni modo al geniale friulano rimane senza dubbio il merito di averlo inventato molti anni prima (1837) del campanello (circa 1850). Forse tale cimelio è conservato al Museo di Storia della Fisica dell’Università di Padova e, in tal caso, credo sarebbe interessante, anche se problematico, rimetterlo in funzione per qualche prova di acustica.

Lo svegliarino telegrafico, scrive Magrini, appartiene al genere di congegni elettromagnetici denominati motori o “arieti” e quindi funziona in modo simile all’apparato Dal Negro (vedi ME 40). Come si vede dallo schema a sinistra (facsimile dell’originale) c’è la calamita temporaria coi “piedi” rivolti in alto, l’armatura, la leva, il martello, la campana e soprattutto l’invertitore della polarità della pila.

Questo, come il celebre “altaleno” di Ampere, è costituito da alcune vaschette di mercurio in cui si immergono degli “archetti” conduttori che servono a “compiere” il circuito (disegno a destra, originale di Magrini). La commutazione poteva essere manuale (alla stazione trasmittente) oppure automatica, incorporando meccanicamente l’altaleno nella leva dello svegliarino.

Ad ogni inversione di corrente il martello, che a riposo poggiava sulla campana, vi ribatteva sopra (probabilmente non per la sola forza peso) e produceva un tintinnio che richiamava l’attenzione.

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