94 – La linguistica di Martinet

Mario Lucidi, oltre ai principi di fonologia del Troubetzkoy (o Trubeckoj), apprezzava la linguistica di André Martinet (foto), in particolare in relazione alla “funzionalità” e alla “doppia articolazione” della lingua. Pur non essendo un linguista ho cercato di leggere questi autori, imparando almeno qualche cosa basilare.

Voglio dedicare questa pagina alla frase scultorea con cui si aprono gli Elementi di linguistica generale del Martinet, opera che ha avuto varie edizioni a partire dal 1960 e che, in italiano, è stata tradotta da un linguista bene informato, G. C. Lepschy: “La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio umano”. Ancora oggi, sostiene giustissimamente Martinet, il grande pubblico, anche colto – non solo francese, ma anche italiano – ignora quasi l’esistenza di una “scienza” del linguaggio distinta dalle “norme grammaticali” e prescrizioni simili. “Scientifico” si oppone dunque a “prescrittivo” e la linguistica non deve essere “prescrittiva”.

La linguistica se vuole essere veramente scientifica deve basarsi sull’obiettiva osservazione dei fatti fonici naturali e cioè studiare, con gli strumenti (soprattutto statistici) delle discipline naturalistiche, la lingua viva e non quella artificiale, o “morta”, della carta stampata. “Ancora oggi la maggioranza degli esseri umani sa parlare senza saper leggere. Si impara a parlare prima di imparare a leggere: è la lettura che si aggiunge alla parola e mai il contrario”.

Per gettare luce su questo problema, certamente non nuovo, ma soprattutto per evitare la confusione tra ciò che è significativo (sema inanalizzabile) e ciò che è solo funzionale (iposema analizzabile) sarà giovevole servirsi, bene, del recente concetto di “segno tecnificato”, nato dai miei studi di telelinguistica ed equivalente all’iposema di Lucidi.

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