27 – Morse maiale!

La confusione sul filo spesso deriva da trasmissione sciatta (sloppy).

 Alcuni famosi equivoci del telegrafese (hill diventa pill).

 

Articolo apparso nel 1902 nel McClure’s Magazine e ripubblicato in Dots & Dashes 2/2001.

 

Come ogni altra lingua il Morse ha il suo patois (dialetto), una versione corrotta del più puro linguaggio usata dai novizi o da quelli ai quali la natura ha negato le più fini percezioni di timing e spacing.

Questo patois potrebbe essere chiamato hog-Morse. Sarebbe del tutto impossibile dare anche una rozza idea dell’umorismo contenuto, per l’esperto, in alcune delle corruzioni di cui l’hog-Morse è colpevole. Queste consistono principalmente nell’unire strettamente elementi che dovrebbero essere spaziati, o in separarne altri che sono destinati ad essere accoppiati strettamente.

Nel dialetto dei fili pot (.--.) significa hot (….), foot (-) diventa fool (─), US Navy (…-) diventa us nasty (noi indecenti) (… -), home (-- .) diventa hog (--.), ecc. Se, per esempio, mentre si riceve un telegramma, un utente del patois dovesse perdere una parola e dire 6naz fimme q, l’esperto capirebbe che egli intende Please fill me in.

Comunque non c’è alcuna difficoltà nell’interpretazione del patois purché il ricevente sia un esperto e sempre all’erta. Se invece la mente nel ricevere si divaga (distrae), c’è sempre il pericolo che la mano registri esattamente quello che l’orecchio detta. Una volta, durante il Natale, un allegro abitante di Rome (New York), telegrafò ad un amico lontano un messaggio del tipo Cog hog to rog and wemm pave a bumy tig, invece voleva dire tutt’altra cosa…

Altro equivoco: il prezzo di un carico (carload) di schiavi nudi – Risposta: Nessun commercio di beni nudi dopo la Proclamazione dell’emancipazione. Il mittente era un hog-Morse, chiamato tecnicamente hams, e il ricevente distrattamente (a mente assente) registrò le parole così come realmente suonavano. Ovviamente il mittente chiedeva la quotazione di un carico di doghe grezze.

Il semplice suono degli stili di alcuni mittenti è irresistibilmente comico. Uno di questi umorismi naturali (involontari) si può avere trasmettendo nient’altro che una stringa di cifre e ridere delle bizzarrie di tale Morse. È cosa di tutti i giorni interpretare Miss Nancys, ecc. semplicemente perché il suono dei loro dot e dash suggerisce gli epiteti.

Quando un telegramma si legge a udito, il ricevente non è conscio dei punti e linee che formano le frasi. L’impressione sull’orecchio è simile a quella prodotta dalle parole parlate. Invero, se si chiedesse all’improvviso a un telegrafista esperto, a quali punti e linee corrisponde una certa lettera è molto probabile che egli esiterebbe prima di riuscire a rispondere.

In quest’ottica direi che pensare in telegrafese non è possibile, e sotto questo punto di vista il confronto del Morse con una lingua parlata è manchevole. Però, curiosamente, il telegrafese è utile come aiuto della memoria nello spelling delle parole. Se un telegrafista avesse un dubbio sull’ortografia di una parola, se, per esempio, si deve compitare ai o ie, gli basterebbe suonarla su uno strumento o cliccarla sul suo dente per scacciare subito ogni incertezza.

Tra gli altri interessanti fatti vi è che in Morse la somiglianza familiare è mostrata così spesso come nella faccia e nei modi. Inoltre, come si dice che due persone di temperamento consanguineo, mettiamo marito e moglie, che sono state a lungo associate, a poco a poco si sviluppano in una rassomiglianza fisica l’una con l’altra; così, allo stesso modo, due telegrafisti che per anni hanno lavorato insieme un filo, insensibilmente plasmano il loro Morse ognuno sull’altro, fino a quando la loro rassomiglianza è facilmente percettibile.

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