100 – Villa Mirafiori

    

Nella bellissima Villa Mirafiori di Roma (sulla Nomentana, vicino alla più celebre Villa Torlonia) sono andato la prima volta proprio diciannove anni fa (26.11.1986), in occasione di una conferenza su "Jakobson e la semiotica", organizzata da Tullio De Mauro.

Per me, che da alcuni anni mi occupavo di fonetica, anzi di elettroacustica, e non certo di fonologia (solo molto tempo dopo ho maturato che le distinzioni terminologiche sono alquanto aleatorie…), fu quasi un battesimo e una full immersion di linguistica perché ebbi modo di appurare, e in qualche misura imparare, lo “stato dell’arte” delle scienze linguistiche. Mi “sorbii” e registrai ben quattro interventi – Engler, Segre, Eco, De Mauro – che, sbobinati e inseriti nel mio data base, mi è capitato di utilizzare a più riprese. Ricordo di volata una divergenza tra Eco e De Mauro se può esserci semiotica senza semantica; l’appassionato monito di Engler che la lingua di Saussure non è quella letteraria, ma quella parlata, della comunicazione; la dottrina del De Mauro che senza limitazioni dell'arbitrarietà non vi sarebbe lingua; ecc.

Per ricerche bibliografiche, ad esempio per consultare la ottocentesca Revue Philosophique di Ribot, conservata integralmente (e liberamente fotocopiabile, al contrario di altre biblioteche, anche nelle annate anteriori al 1900) nella biblioteca dell’istituto di Filosofia di Mirafiori, sono tornato altre volte nella villa e camminando nel parco mi è capitato spesso di pensare che quei luoghi, durante la prima guerra mondiale, erano frequentati da calligrafi e telegrafisti!

Infatti, come si legge nel prezioso libro di N. D’Urso, La Scrittura con la sinistra, Metodo razionale e pratico ad uso dei mutilati, dei malati di crampo, dei paralizzati, dei mancini, ecc., Roma 1917, da cui purtroppo debbo limitarmi a presentare un solo “modello calligrafico” (disegno a sinistra), Villa Mirafiori, come Villa Bondi a Firenze, fu sede per un certo periodo di “scuole di lavoro” e di riabilitazione per reduci di guerra, che potevano essere così ricollocati nel tessuto sociale come, ad esempio, contabili o telegrafisti (vedi foto, da questo link, in cui a sinistra si nota la macchina Hughes) e portare nuova ricchezza economica al paese.

Tessere l’elogio della calligrafia o “scienza degli asini”, come viene spregiativamente ritenuta da molti, senza conoscere le fondamenta che io ho cercato di gettarne qua e là nei miei scritti (vedi AG 11), sarebbe impresa temeraria e svierebbe troppo dall’obiettivo di questa News. Posso solo dire che, come sottolinea D’Urso, una scrittura scarabocchiata è antifisiologica e viziata, denotando mancanza di ordine e, si badi, di equilibrio (l’argomento, capitalissimo, sarà approfondito nel prossimo Atomo).

Per quanto attiene l’obiettivo di questa pagina è presto detto: un invito, un suggerimento, anzi un pungolo, se mi è consentito, al prof. De Mauro per organizzare, con l’impegno e l’entusiasmo di venti anni fa, un altro seminario a Villa Mirafiori, in cui si possa finalmente far conoscere Mario Lucidi al pubblico italiano e internazionale.

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