GV 6 – Il teatro di Beccaria (23.4.2008)

Chi ne avesse vaghezza e capacità può leggere la dissertazione latina originale (pubblicata nelle autorevolissime Philosophical Transactions, 1767, p. 105, consultabili su Gallica) in cui Beccaria tratta della legge e della misura dei “discostamenti” (vulgo: repulsioni) nell’aria comune dei conduttori elettrizzati. Noi comuni mortali possiamo invece trovare questa descrizione in lingua italiana a p. 359 del monumentale - e soprattutto fondamentalissimo, non mi stancherò mai di ripeterlo! – trattato “Elettricismo artificiale” che Beccaria pubblicò alcuni anni dopo (1772).

Ciò nondimeno sono convinto che neanche in questo caso si possa capire, dopo due secoli, questa “lezione” di Beccaria, sia perché bisognerebbe studiare o almeno leggere tutto il libro, sia soprattutto perché occorre scardinare il pregiudizio, risalente e imputabile più o meno direttamente all’autorità di Volta, che Beccaria sia “superato. Le poche righe che seguono non hanno velleità “didattiche”, né tanto meno vogliono essere un pezzo di “colore”: ambiscono invece e unicamente ad attirare l’attenzione sulla emarginata genialità di Beccaria e, possibilmente, a contagiare la mia sconfinata ammirazione per la sua dottrina.

In mezzo all’ampio teatro sperimentale della Regia Università di Torino Beccaria aveva collocato un grosso “cannone” di latta, lungo oltre un metro, sospeso da fili di seta, e gli aveva attaccato nel punto medio inferiore A i due sottilissimi fili di argento AD e Ad, nonché i due fili a piombo ben visibili nel disegno (Tav. V, Fig. 1). Beccaria poi, dai banchi dell’aula, ordinava ad un assistente di elettrizzare con la massima delicatezza (per evitare vibrazioni meccaniche) il tubo. A seconda della carica i fili d’argento divergevano ed erano ben visibili da tutta la platea perché alle estremità v’erano attaccati dei cartoncini bianchi che si stagliavano bene su uno sfondo nero.

Per studiare le azioni composte delle repulsioni elettriche e della gravità Beccaria escogitò un “traguardo” millimetrato OP munito di aghi verticali scorrevoli, onde intercettare visivamente e rilevare “graficamente” su tale traguardo i dati dei discostamenti (angoli, corde, seni, ecc.).

Mi pare di aver letto che a queste superbe lezioni di fisica sperimentale ebbe ad assistere anche Vittorio Alfieri.

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