GA 30 – Una lettera di Segni (21.2.2006)

Riporto uno scritto del Prof. Mario Segni che al 90% sottoscrivo (newsletter inviata in data odierna)

 

Ho ricevuto da un amico una lettera che mi ha fatto pensare. Ometto per doverosa riservatezza vicende personali ed episodi che riguardano noti politici. Ma trascrivo il punto centrale.

“Premesso che concordo con te nel denunciare che "è in atto una tacita ma ferrea prassi di lottizzazione delle authority" devo dire che sono spiacevolmente colpito dalla ingenuità della tua affermazione. Caro Mario, non sono le authority ad essere lottizzate ma l'intero Paese! Dai bidelli delle scuole alla RAI!! Da netturbini ai presidenti degli Enti dello stato e del parastato!!! Dagli artisti agli insegnanti!!!!.. TUTTO è lottizzato!!!!! Chiudere gli occhi su questa situazione, che da sempre affossa il nostro Paese, e non iniziare a denunciarla è il peggior servizio che possiamo fare all'Italia... Alcuni anni fa, in uno dei tanti colloqui amichevoli, l'Amministratore Delegato della società… di cui ero uno dei principali collaboratori, mi disse: tu sei una persona che stimo… io sono Amministratore delegato… ebbene lo puoi essere anche tu.. Però “se nessuno mi telefona per te io non muoverò un dito per aiutarti". Queste furono esattamente le parole che pronunciò. Finché vivo saranno scolpite nella mia mente perché hanno fatto morire in me, allora quarantenne, la speranza nel futuro".

È una lettera triste. Non solo per la vicenda personale, ma soprattutto perché è vera. È terribilmente vera. So bene che la lottizzazione delle authority è solo la punta dell'iceberg: se mi ci sono fermato è perché la lottizzazione di organi che nascono solo per essere imparziali, è il colmo della spudoratezza, è la profanazione del tempio. E so bene che questo non è solo un male morale, ma è un dramma politico che sta corrodendo l'Italia: perché è da qui che nascono la fuga dei migliori, l'invecchiamento del paese, il declino. E so anche che su questo siamo stati sconfitti. Il movimento referendario e Mani Pulite chiamarono l'Italia a una stagione di onestà, di trasparenza, di civismo. Con quella stagione abbiamo dato all'Italia dieci anni, non lo dimenticare mai, caro amico. Ma ora lo scempio è tornato, gli inciuci trasversali si scatenano, la lottizzazione e la partitocrazia imperano, e la controriforma elettorale, con il proporzionale e le liste bloccate, è la chiusura del cerchio.

So quello che pensi, caro amico: che non c'è niente da fare, che gli eterni vizi italici hanno prevalso. Lo pensano la maggior parte delle persone con cui parlo. Eppure questa Italia, con i suoi grandi vizi, è anche un grande paese, capace di colpi di reni insperati. È il paese che dopo il fascismo e una guerra disastrosa ha trovato una classe dirigente meravigliosa e ha costruito la ripresa. È il paese che ha resistito al peggior terrorismo dell'Occidente. È il paese che il 9 giugno ‘91 si è ribellato contro una classe politica potentissima ma incapace e corrotta. Oggi sembra inerte, lo vedo. Ma qualche mese fa quattro milioni di persone, e non tutte di sinistra, sono andate a votare per le primarie non solo per scegliere Prodi, ma per protestare contro lo strapotere dei partiti e chiedere maggiore partecipazione. C'è quindi un pezzo d'Italia che non vuole rassegnarsi, anche se nelle prossime elezioni non troverà molti spiragli. È bene che Berlusconi perda perché è il maggior responsabile dello sfascio. Ma il governo della sinistra si preannuncia rissoso, debole e lottizzatore. Il male è diffuso, non è di una sola parte.

Ma c'è un appuntamento che possiamo dare all'Italia che non si rassegna: è la battaglia per la Assemblea Costituente. Se il referendum spazzerà l'ignobile riforma di Bossi bisognerà ammodernare la Costituzione. Può essere un'occasione storica. Riscrivere le regole non è un'operazione tecnica. Significa fissare i valori su cui si regge una comunità. Trasparenza, partecipazione, stabilità, meritocrazia sono i principi che devono entrare nella carta fondamentale. L'elezione diretta del Premier, l'incompatibilità tra personale politico e organi di garanzia, il ritorno del merito nelle carriere della pubblica amministrazione sono strumenti. Far partecipare il paese con l'elezione di una apposita assemblea può rimettere in moto le energie migliori, ricreare la speranza, ridare fiducia.

Non è un cammino breve. Pensavamo di essere arrivati e invece dobbiamo ripartire. Ma queste battaglie non si vincono mai del tutto, perché nessuna conquista è al sicuro. Ma finché c'è qualcuno che le vuole fare non sono mai perse.

Mario Segni

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