DA 31 – Una “traslazione” mancata (8.6.2013)

           

In appendice al già lodato libro del Catanzaro sul Santuario Mariano di Termini (vedi DA 26 e DA 30) è riportato un prezioso “documento finora inedito scoperto e trascritto da Salvatore Mantia”, e cioè la “Relatione” sull’origine e il culto della nostra Madonna inviata, nel 1608, dal parroco don Nugnes al gesuita Ottavio Caietano, il celebre agiografo siciliano (vedi DA 32). Nella speranza di poter compulsare il manoscritto originale di tale documento, nonché il “brandello di una vecchia pianta della chiesa” accennato a p. 20 del libro citato, posso solo “ipotizzare”, a grandi linee, la vera storia di questa chiesa.

Per circa 40 anni, dal 1553 (anno del miracolo del bambino) al 1591 (anno del miracolo del muro) il culto della Madonna si sviluppò in una piccola cappella a ridosso della via Mulè, grosso modo dove sorgeva l’antica erboristeria (area tratteggiata nella mappa a destra, dal Catanzaro, con mie integrazioni). Poiché sia il culto che gli abitanti crescevano a dismisura (proprio perché l’area delle Botteghelle si andava urbanizzando!) si decise di costruire alla Madonna una casa più grande e soprattutto più degna, nella quale l’icona miracolosa fosse posta in fondo alla navata principale, nell’altare maggiore. Secondo la ricostruzione dell’ing. Catanzaro si pensò allora di erigere un grande Santuario su una strada parallela a via Mulè (via Salia) e con ingresso su via Porta Erculea, l’importante arteria che collegava la (parte alta della) città con la piazza delle terme (foto a sinistra, cortesia di Giuseppe Saverino).

L’idea, come si legge a p. 121 di un opuscolo del 1617 del Caietano (“Idea operis de vitis siculorum sanctorum”, scaricabile in rete) era quella di una “translatio” dell’icona, molto probabilmente dal “muro miracoloso” della via Mulè dove si trovava (e dove si trova tuttora – vedi DA 30) fino alla grande Cappella (Cappellone) predisposta nell’abside della nuova chiesa (vedi freccia rossa nella mappa a destra).

La rottura delle funi fu interpretata come la precisa volontà della Madonna di rimanere “nel suo proprio luogo”, ragion per cui si decise, forse in corso d’opera, di murare l’ingresso di via Porta Erculea e di progettare una Chiesa ancora più grande, con lo scenografico Cappellone costruito ad hoc attorno all’icona e con l’ingresso, ancora più scenografico, dalla parte opposta (qui in calce la facciata con la gradinata barocca di accesso e, sulla destra, via Porta Erculea).

 

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