46 – I “sigari” di Dolbear

 

 

Tra le prime empiriche, e spesso …molto redditizie, applicazioni della nuova “arte elettrica” ottocentesca vi furono le apparecchiature elettromedicali. Accanto alle applicazioni serie (Maggiorani, Du Bois Reymond, Matteucci, ecc.) fiorirono cure elettriche e “bagni galvanici” fantasiosi e di dubbia efficacia. Noi italiani, per esempio, grazie a più o meno fortunate fiction cinematografiche o televisive, conosciamo bene le terapie …d’urto e gli esperimenti “scientifici” di Antonio Meucci (scossa nella lingua, grido trasmesso via filo, ecc.), con batterie ed elettrodi vari.

Molte, anzi moltissime cose nella storia, in particolare, della telefonia elettrica sono oscure, ignorate, disdegnate e soprattutto “rimosse” alla luce delle conquiste scientifiche successive e predominanti. Invece dalla miriade di sistemi telefonici (almeno 60, uno per ogni pretendente al titolo di inventore del telefono!), assolutamente inverosimili se non si sfogliano i libri e le riviste dell’epoca, c’è sempre molto da imparare.

Ci credereste che il signore qui raffigurato con due elettrodi o “sigari” nelle orecchie sta ascoltando una conversazione telefonica? Eppure Amos Dolbear certamente riusciva a farlo, come si può leggere nell’autorevole Scientific American del 18 giugno 1881, che gli dedicò un’intera pagina di illustrazioni (tra cui quella qui riportata) e altre due di commenti vari!

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