40 – Bug e “mill” con antifurto

 

                     

 

Traduco e riporto un interessante scritto di John Packer, curatore onorario del celebre Porthcurno Telegraph Museum. L’articolo, intitolato “Wig-Wags, Bug-senders and Typewriters. Some Notes on American Telegraphs”, è pubblicato in Morsum Magnificat, n. 84, Gen./Feb. 2003. In una prossima News approfondiremo il cenno alla longhand.

 

In un vecchio numero del British Post Office Electrical Engineers Journal, Volume 6, April 1914 mi sono imbattuto in un articolo di un inglese in visita negli USA, intitolato “Alcune note sui telegrafi americani”, che mette a confronto i sistemi telegrafici dei due paesi.

A quel tempo i tasti semiautomatici o bug (vedi Morse News 57) in Gran Bretagna erano praticamente sconosciuti, ed è interessante che l’autore aggiunga che essi erano conosciuti anche come “wig-wags”, un termine che non ho mai incontrato prima.

Anche il ricevimento con la macchina da scrivere invece che con scrittura a mano sembrerebbe una innovazione americana. Gli operatori ne studiarono tante per rendere le loro macchine da scrivere personali inutili alle altre persone. Su questi argomenti l’articolo dice:

“Un numero sempre crescente di operatori fa uso di auto-dot key, o, come sono più spesso chiamati, trasmettitori bug o wig-wags. Non c’è dubbio che usando questi trasmettitori semiautomatici molta gente afflitta dal crampo (del telegrafista), che altrimenti doveva smettere di lavorare, poteva continuare a farlo egregiamente. La figura (qui in alto a sinistra) mostra in forma schematica uno di questi bug o wig-wag key. La leva del tasto aveva attaccata una lamina elastica sulla quale poteva essere fissato in qualsiasi posizione un peso scorrevole. In tal modo la frequenza naturale di vibrazione di tale molla può essere adattata alla velocità a cui si vogliono fare i punti (dots).

Normalmente la leva occupa una posizione centrale e quindi il circuito è interrotto. Premendo a sinistra la paletta si fa un contatto permanente (freccia rossa), cioè il segnale linea (dash) della durata voluta. Invece premendo a destra la lamina comincia a vibrare e si produce così un contatto intermittente (freccia verde), cioè dei punti (dots) di durata fissa e il cui numero è determinato dall’operatore.

Un altro congegno che ha molto aiutato una quantità di telegrafisti americani è la macchina da scrivere [detta in gergo “the mill”, il mulino, per la velocità con cui “macinava” i dati alfanumerici. La foto a destra è la celebre Smith & Bros N. 8, molto silenziosa e quindi particolarmente adatta al lavoro dei telegrafisti]. Persino con l’aiuto di un tasto auto-dot regolato alla massima velocità l’operatore che trasmette non riesce a “stancare” (“run down”) il suo collega che riceve usando una macchina da scrivere. La facilità della battitura (typing) è in stridente contrasto con la concentrazione di attenzione che deve avere un operatore che trascrive a mano (longhand), con penna o matita ad alta velocità.

In passato gli operatori usavano comprare personalmente la macchina da scrivere e furono escogitati molti espedienti per renderla inservibile a tutti eccettuato il proprietario. Un operatore imparava a battere su una macchina con tasti bianchi, un altro aveva la posizione delle lettere sulla tastiera considerevolmente alterata rispetto a quella universale, altri infine andavano ancora oltre mantenendo la tastiera standard, ma con i “tipi” spostati. Queste bizzarrie servivano da deterrente per non fare usare (o rubare…) le macchine da estranei.

Qualche anno fa la Western Union Company decise di dotare i suoi operatori di macchine da scrivere particolarmente adattate per il lavoro telegrafico, sollevandoli dall’acquisto personale. Fu stipulato un contratto con la Underwood Company per la fornitura di diecimila macchine, la maggior parte delle quali sono tuttora in servizio”.

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