16 – Il carteggio Buccola (1)

Roma 26 febbraio 2000

Chiarissimo Professor Mucciarelli,

il carteggio di Buccola è un tasto dolente! Nella prima edizione (1995) del mio lavoro già ne ho scritto (vedi allegato 1, punto [b]). Qui a Roma io possiedo una cinquantina di tali lettere, ma poiché si tratta di fotocopie da un pessimo microfilm spesso risultano non solo indecifrabili ma persino illeggibili. A parte questo io non ho conoscenze storiche sufficienti, né tanto meno autorità, per commentarle.

Comunque, lusingato dal Suo invito, ho rovistato nelle vecchie carte di Buccola (non toccate da anni) e ho trovato altre lettere, avute a suo tempo dal Bruno o dai parenti di Buccola, relative alle solenni onoranze del 1907, nonché la interessantissima cronaca di tale cerimonia tratta dal Giornale di Sicilia. Avevo pensato allora di proporle la pubblicazione di queste lettere seguite o precedute dalla trascrizione (integrale o meno) del giornale.

Dopo averne pazientemente trascritto 6 mi sono però accorto che, almeno alcune, erano già state pubblicate! Allego comunque il lavoro già fatto, assieme alla fotocopia del Giornale di Sicilia (allegati 2 e 3), nell’ipotesi che, in qualche modo, Lei possa o voglia utilizzarli.

Come alternativa ho trascritto altre 3 lettere, tutte inedite e a mio avviso di una qualche importanza (allegato 4).

Nel ringraziare ancora dell’ospitalità Le porgo cordiali saluti, che la prego di estendere, se ne ha occasione, al prof. Luccio.

Andrea Gaeta

        

 

1)  - Lettera di Francesco Paresce, direttore de La Rivista Moderna, a Giuseppe Fecarrotta, Segretario del Comitato per le Onoranze a Buccola (parzialmente pubblicata in [248])

 

Firenze, 24 agosto 1906

 

Egregio Sig. Fecarrotta,

grazie per la Sua buona e cara lettera, e anche per le cose tanto gentili quanto immeritate che mi dice.

La mia adesione, dunque, non è da rifare: e non adesione soltanto di amico. L’amicizia, quand’è come quella che io ebbi per Gabriele nostro, toglie qualche valore all’ammirazione; e sarebbe anche volgare l’eccesso di questa, nel momento in cui tutti son condotti a eccedere, se qualsiasi eccesso, nel caso nostro, non fosse più che giustificato. Poiché Gabriele Buccola fu incontestabilmente grande, e grande in quella Scienza dove di raro è dato esserlo ai giovani. Molti concittadini suoi non lo seppero e non lo sanno ancora. Sia che lo vedessero, vent’anni fa, direi, come quella donnicciuola antica che vide troppi iddii passeggiar per le strade di Roma, sia che non lo vedessero del tutto mai. Pure, ho fede che anche al cuore di codesti …scettici giungerà alta e generosa la voce del Comitato e quella di tante illustrazioni della Scienza, che oggi, dopo tanti anni, ripetono con uguale commozione e quasi con accresciuto slancio di ammirazione, il magnifico elogio di Gabriele Buccola.

La figura del giovane scienziato siciliano è di quelle che il tempo non fa che ingrandire. Epperò anche grande è, oggi, la gioia nei nostri cuori, seppure non men grande vi rimanga tuttora il rimpianto per la fine immatura che impedì al povero amico di attinger quella altissima meta cui egli era si altamente chiamato. Più si conosce l’uomo e la sua opera e più si pensa qual vasta e possente ala d’ingegno perdette la scienza nel suo cammino.

Non occorre dire che io mi metto tutto a disposizione di codesto Comitato per quel pochissimo che qui - data la mia vita di solitario – potrò fare; e data anche l’infaticabile, alacre attività di lei, egregio Segretario, cui tutti gli amici e ammiratori dell’insigne siciliano debbono essere infinitamente grati.

Le farò ben volentieri l’articolo che lei mi chiede sul numero unico. Soltanto abbia la bontà di farmi sapere la data della pubblicazione.

Infine le dirò che mi è riuscito sommamente caro il pensiero di chiamare a far parte del Comitato il mio figliuolo Renato. E anche di questo pensiero così delicato, così pieno di grazia e di gentilezza, sento di doverla ringraziare e vivissimamente.

Coi migliori saluti, mi creda cordialmente                 Suo  Francesco Paresce

 

 

2)    -  Prof. Adelchi Baratono, docente nella Università di Genova (pubblicata in [248])

 

Firenze, 27 sett. 1906

 

Egregio Signore,

dopo molte peregrinazioni mi è giunta qui a Firenze, dove ho passato il settembre, la Sua gentilissima lettera datata dal 15 e indirizzata presso il mio editore.

La ringrazio moltissimo di aver pensato a me. Aderisco di tutto cuore alle Onoranze che si rendono alla memoria del Buccola, il quale, presso di noi, è incontestabilmente il miglior rappresentante e il più fecondo autore rispetto a quel periodo della Psicologia sperimentale, che, iniziato dal Fechner e dal Weber, ora appena acquista cittadinanza, diritto e riconoscimento ufficiale in Italia, con l’istituzione di cattedre universitarie di quella materia.

Leggo proprio oggi nel “Nuovo Giornale” di Firenze un articolo sulle onoranze a Buccola [cfr. 257], dove molto si loda l’opera Sua solerte di intelligentissimo e operoso segretario. Accetti le mie congratulazioni, e ponga il mio nome, la prego, fra quelli di coloro che rendono all’estinto scienziato siciliano gli onori dei quali è degno e la riconoscenza dovutagli.

Mi abbia      Suo Baratono

 

3) -  Lettera di Seppilli “Alla cara e venerata memoria di Gabriele Buccola” (inedita)

Nel momento in cui le ceneri di Gabriele Buccola vengono con solenni onoranze restituite alla sua patria si ripercuote nell’animo mio la eco dolorosa del ricordo di quel triste giorno, 5 Marzo 1885, in cui una malattia inesorabile lo rapiva, appena trentenne, agli amici, agli ammiratori di Lui, alla scienza della quale era già decoro e vanto, e si ridestano nella mia mente tante memorie del tempo in cui lo ebbi compagno nel lavoro e amico affettuosissimo.

Ho conosciuto il povero Buccola, la prima volta, nel 1879, nell’Istituto Psichiatrico di Reggio, in un giorno rigido e nebbioso, che segnava l’avvicinarsi della stagione invernale, e quasi subito la salute di Lui, abituato al mite e delizioso clima della sua diletta Palermo, ne ebbe qualche risentimento. Passai col povero Gabriele quasi due anni, lieti ambedue di trovarci in quell’Istituto, dove ferveva il lavoro scientifico, sotto la guida del Prof. Tamburini. Era osservatore e sperimentatore fine e scrupoloso, che con intuito profondo sapeva trarre dalle menti nuovi (…) nel campo difficile e delicato della psicometria, e aprire nuove vie nell’indirizzo e nelle dottrine delle frenopatie.

Ad altri, più competenti di me, spetta l’obbligo di dire del Buccola quale scienziato, e di porre in rilievo la sua genialità e il valore grande delle sue opere. A me basta di rendere un tributo d’affetto alla cara memoria di Lui, ricordando la bontà infinita, la squisitezza dell’animo suo, la fierezza e la (…) del suo carattere, il tesoro d’affetti che sentiva per i parenti e per gli amici, l’entusiasmo che aveva in tutte le sue ricerche e studi scientifici.

L’amicizia che ci legava era così sincera e affettuosa, come se da molti anni avessimo insieme vissuto. Egli si compiaceva delle discussioni scientifiche, ma non faceva pompa del suo sapere che vantava sempre la nota originale, la chiarezza della mente e il corredo di un vasto e ben organizzato patrimonio intellettuale.

Partito da Reggio per recarsi a Torino, come Aiuto nell’Istituto Psichiatrico diretto dal Morselli, tenne con me una continua corrispondenza, nella quale mi metteva a parte dei suoi studi e delle sue ricerche, dei suoi progetti e purtroppo anche delle delusioni subite nella sua vita travagliata e operosa. Rileggendo le lettere di quel tempo, che conservo sempre religiosamente, appariscono in tutta la loro grandezza, il cuore e la mente di Gabriele Buccola.

Ed oggi di tutto questo che evoca con animo angosciato, non mi rimane che il triste conforto di averlo conosciuto e di averlo avuto tra i miei migliori e più cari amici. Povero Gabriele, quanto crudele fu la tua sorte! Come ti rimpiangono sempre quanti ti conobbero e ti amarono!

G. Seppilli

 

4) - Tanzi al Presidente del Comitato Onoranze a Gabriele Buccola (inedito)

Firenze 1.10.1906

Egregio Signore,

procurerò, se non insorgono impedimenti, di allestire, nel breve tempo ancora utilizzabile, un articolo per il volume commemorativo. Gradirei che Ella mi desse, ad ogni modo, qualche ragguaglio sugli argomenti già impegnati, affinché il mio scritto si accordi il meglio possibile con gli altri.

Quanto all’oratore da chiamarsi a Palermo la scelta non poteva cadere che su Enrico Morselli, il cui nome è inseparabile da quello di Gabriele Buccola; né io, né nessuno potremmo lamentarci d’una preferenza così giusta e doverosa. Se poi, per un caso disgraziato, il prof. Morselli non potesse recarsi a Palermo, La prego, prima di rivolgersi a me, d’interpellare il prof. Colella, a cui non voglio far torto. Che il prof. Colella ceda il posto al prof. Morselli, è naturalissimo; ma non altrettanto naturale è che lo ceda a me. Del resto, Ella farà benissimo a prendere in considerazione la suscettibilità altrui, come glie ne do io l’esempio; ma non si preoccupi della mia, perché io non ne ho punto, e niente mi fa maggior piacere che di scorgere come il Comitato apprezzi la grande autorità di Enrico Morselli, la sua grande amicizia per Buccola, e la grande competenza con cui potrà parlare di psicologia e di psichiatria.

Mi creda con cordiale stima         il suo devot.mo  E. Tanzi

 

5) - Contributo di Tanzi (pubblicato in [248])

Gabriele Buccola fu una mente lucida e profonda, filosofica e pratica, elegante ed esatta. Il carattere corrispondeva alla mente: era sereno, ma serio; modesto, ma vigoroso; sensibile, ma fiero.

Negli scritti di Gabriele Buccola non vi è il minimo accenno a magnificare l’opera propria, né ad esagerare il prestigio della psicologia sperimentale per far parere più alto il valore di chi la professa. L’esperimento di Helmholtz, con cui si dimostra come i fenomeni nervosi si compiano nel tempo, anzi in un tempo determinabile e non molto breve, contiene in germe tutta la psicometria ed è la sola sua legge. All’infuori di questa legge non esistono che semplici corollari. Perciò, dopo aver dato fondo a tutte le ricerche possibili, misurando il tempo perduto dallo stimolo esterno per trasformarsi in sensazione interna, in discernimento, in determinazione, Gabriele Buccola si affrettò ad escire dalla cerchia chiusa dei corollari prevedibili, per quanto ingegnosamente dimostrati, e rientrò da par suo nel campo più aperto e fecondo della psicologia clinica.

Davanti agli ardenti e svariati problemi che la psichiatria contemporanea si affanna a risolvere, facendo appello all’anatomia, alla fisiologia, alla patologia generale, noi siamo tratti sovente a domandarci come li avrebbe affrontati Gabriele Buccola. L’insolubilità della domanda ci turba e ci rattrista. È certo che, se una sorte stupida e cieca non l’avesse ucciso a trent’anni, Egli avrebbe scoperto nuove verità o nuovi aspetti della verità. Ve n’è forse che, senza di lui, rimarranno per sempre ignorati? Tale era la fibra dell’uomo, che è lecito pensarlo.

È giusto che in Sicilia si tributino onori duraturi alla memoria d’uno scienziato che non per caso fu psicologo e siciliano. Gli insulari sono contemplativi; e nelle grandi isole debbono nascere, fra tanti contemplativi, i privilegiati che hanno lena a coltivare la forma più ardua e più eletta di raccoglimento intellettuale: l’introspezione e l’indagine, sperimentale o clinica, dell’attività psichica. Valga il ricordo presente e parlante di Gabriele Buccola a suscitare dal Pantheon di Palermo le nuove iniziative e le nuove speranze. E faccia il destino che le iniziative non vengano troncate, che le speranze non restino deluse dalla morte, ma che maturino in un prossimo avvenire, integrando l’opera geniale (incompiuta) di Gabriele Buccola.

Con osservanza della S.V.I.   devot.mo E. Tanzi

 

6) - Morselli al Presidente del Comitato (quasi integralmente pubblicata in [248])

S. Pellegrino Terme 14.8.1906

Egregio Signore,

La di Lei lettera del 6 corr. mi raggiunge quassù, a San Pellegrino, dove passo alcuni giorni in vacanza.

Il dirle come il mio cuore di maestro, di amico e (Ella ben dice) di fratello di Gabriele Buccola rapito da tanti anni al nostro affetto, abbia palpitato al leggere che finalmente qualcuno in Sicilia pensava di rendergli i meritati onori, di toglierlo almeno dall’obblio (sic) indegno nel quale fu lasciato. ma non della salma soltanto bisognerebbe occuparsi; vi sono da riacquistare alla scienza molti suoi scritti preziosi e inediti, che la famiglia ebbe di pieno diritto…

 

 

7) -  cartolina postale di Morselli a Buccola

25.8.1881

Caro Buccola,

finalmente ho ricevuto iersera 24 agosto, le prime 50 copie della Rivista. Ve ne mando subito una. Nel sommario nella copertina quel calderinoide di Ambrosoli aveva stampato La misura del senso (!) degli atti psichici ecc. Ho dovuto in tutte le copie cancellare le parole del senso (in luogo di del tempo) ma così non sta male. Ho pure ricevuto tutti gli estratti, che ho distribuito. Ai vostri manca la tavola: se li volete a Mezzojuso ve li mando, ma mi pare sia inutile. Già verrete qui tra poco, e poi ci vorrà tempo prima che Ambrosoli mandi le 50 tavole.

Dumolard mi ha fatto quasi la figura di non volerne più sapere della Rivista: tanto è vero che non mi ha ancora risposto per riguardo a … Insomma la Rivista è nata sotto infausti auspici. Oggi gli scrivo per la 4a o 5a volta per avere una decisione definitiva.

Al Manicomio nulla di nuovo. Continua la guerra subdola mossami dal Sa… (sic). Col Per… (sic) siamo nuovamente in lite per certi … che ho chiesto. Ho già ordinato il cronoscopo di Hipp. Cougnet è un eccellente giovane: farà lui il meccanismo per il vostro psicometro, perché è abilissimo. Si sta edificando il locale Bagni. Al 1° di settembre io andrò in ferie fino al 30. Amadei è a Macerata, di cui non si sa nulla. Tamburini è a Parigi. A Torino…   Fano a settembre va a Firenze. Herzen va a Losanna. Mi ha mandato un articolo Materia e forza. Da Traina nulla. Nulla da Zorli. Idem da Paolucci. Ecco le ultime notizie. Vostro E.Mors.

Di fianco alla cartolina: So che avete scritto al Presidente. Che cosa?

 

 

8) - Lettera di Buccola a Mantegazza

Torino, 1 Maggio 1883

Illustre ed amatissimo Professore,

la sua lettera mi ha profondamente commosso, e non ho parole sufficienti per ringraziarla. Ella mi ammira troppo e mi loda molto più di quello che io valga; e a dimostrale subito, in minima parte, la stima illimitata e la simpatia vivissima che sento per Lei, tolgo dal mio piccolo album un ritratto di qualche anno fa e glielo mando in dono con tutto il cuore. Quel ritratto mi è assai caro, perché mi ricorda un periodo di forti passioni.

Ed Ella non sarà tanto buona da mandarmi il suo? Pensi che io sono innamorato del Mantegazza fin da quando frequentavo le prime classi di ginnasio: quindi, attesa la durata e la costanza del mio affetto, ho dei diritti acquisiti verso di Lei.

Mi rincresce di non poterle donare la mia rassegna sulla Psicologia fisiologica, della quale non conservo alcuna copia. Ma creda pure: non val la pena di esser letta. Le manderò invece fra poco un libro, che è frutto di parecchi anni di studio e che forse sarà da Lei gradito con particolare benevolenza.

La ringrazio intanto del dono gentilissimo della Commemorazione del Darwin, e mi affretto a restituirle centuplicati i saluti del Morselli.

Io le stringo affettuosamente la mano, e mi professo   tutto suo.  G. Buccola

 

 

9) - Lettera di Federici a Buccola

Firenze, 26 gennaio 1884

Caro Buccola,

ho saputo da pochi giorni che eravate ammalato, e poco dopo mi si disse che eravate in convalescenza.

Ieri sera parlai col Tamburini il quale mi narrò le lunghe vostre sofferenze, e sebbene m’abbia rassicurato circa il vostro stato presente, pure mi soggiunse che non eravate del tutto guarito.

Vi prego d’informarmi di tutto, e se voi non potete incaricatene qualche amico vostro, il Bordoni, il Morselli o chi si sia, basta che non mi teniate più a lungo in desiderio di sapere in quali condizioni vi trovate.

Sapete quanto vi amo e vi stimo e potete immaginare il desiderio che ho di sapervi non che migliorato ma guarito.

Povero Buccola! Oh perché non posso io concorrere in qualche modo in vostro aiuto? Se poteste uscire da Torino! Se poteste venire in Firenze! Capisco che qui si è ancora molto lontani dal tiepido cielo di Sicilia, ma è cielo sempre più clemente e propizio di codesto. Io vi offro intera ospitalità. Ora, bene o male, ho una casa capace per me e per gli amici miei. Venite, e al più presto. Ve lo dico di cuore; e voi sapete che io non smentisco i sentimenti miei.

Spero che le vostre brame saranno a Palermo soddisfatte.

Se vi mancherà a Palermo, il che non credo, vi si apriranno mille altre vie. La guerra degli invidiosi e della canaglia non nuoce. A me recò sempre giovamento.

Addio caro Buccola. Ricordatemi al … prof. Morselli e fatevi animo. Addio. Un bacio di cuore dal vostro aff.mo amico Cesare Federici.

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