76 – Il Bitnick respinto

 

Roma, 28 maggio 2005

 

Al Prof. Guido Cimino

Storia della Psicologia – Università La Sapienza, Roma

e al Prof. Daniele Gambarara

Linguistica e Scienza della Comunicazione – Università Cosenza

p. c. al Prof. Federico Di Trocchio

Storia della Scienza – Università Lecce

 

Chiarissimi Professori,

approfitto della vostra benevolenza nei miei confronti per chiedervi, pubblicamente, una cortesia che esula dalle nostre frequentazioni scientifiche (Buccola, Lucidi, Mosso, telelinguistica, ecc.). Si tratta del Bitnick (Televisione Interattiva Equivalente), la mia antica invenzione del 1994, per sei anni incompresa e per altri sei rimossa, respinta pregiudizialmente, avendo ritenuto l’inventore indegno di considerazione. Senza tediarvi con polemiche pregresse e senza invitarvi, badate, ad entrare nel merito dell’invenzione, mi limito a ricordarvi che il primo di questi due periodi è documentato nell’opuscolo Il Bitnick incompreso, mentre il secondo nelle numerose Bitnick News che precedono la presente. Per rendersi ampiamente conto di questo stato di cose basta comunque rileggere queste quattro lettere:

Ricorso straordinario al Capo dello Stato (26.11.99)

Prima risposta del Segretariato Generale (2.12.99)

Lettera aperta a De Mauro, Gamaleri, Ferrero, Luccio e Mininni (6.12.99)

Ultima risposta del Segretariato Generale (3.2.01)

Oggi, col senno di poi, giudico il terzo di questi documenti inopportuno, perché invece di far luce sul Bitnick ha gettato ombra su Gaeta. A prescindere dall’ipotesi se i vari mallevadori “muti” chiamati in causa in tale lettera abbiano più o meno “parlato”, rimane il dato oggettivo che gli accenni ad ardui problemi linguistici avranno certamente sconcertato non poco, e rimane anche il dato ancora più incontrovertibile che i miei contributi di area psicologica non mi hanno fatto una buona “propaganda”, essendo stati sistematicamente ignorati per circa un decennio. In altri termini, le scoperte linguistiche (effetto Lucidi) e psicofisiologiche (legge di Buccola) di cui mi sono occupato hanno nefastamente interferito con l’invenzione, fino a farla rigettare o bocciare, senza nessunissimo esame e, ancor meno, senza nessun appello.

Spero che entrambi vogliate spendere il vostro nome per perorare la mia causa e quella di una invenzione socialmente utile, ma “difficile”, non tanto da capire, ma da far prendere in considerazione. Possibilmente però con più fortuna dell’analogo tentativo di un altro amico accademico, Federico Di Trocchio, l’unica persona che ha capito il Bitnick – e per il semplicissimo fatto che, in tempi non sospetti, ebbe ad ascoltarmi per un’ora e mezza (vi mando a parte, anche se l’interessato mi aveva autorizzato a renderle pubbliche, alcune carte relative).

           Ringrazio e saluto cordialmente. Andrea Gaeta

 

Risposta di Cimino (30.5.05):

Caro Gaeta, conosco e capisco il suo "rovello" ma, mi creda, non saprei proprio come aiutarla. Le persone che potevano esprimere un giudizio nel merito le ha contattate quasi tutte, e non credo che il loro parere negativo o il loro disinteresse possa essere derivato solo da un pregiudizio nei suoi confronti. Forse è arrivato il momento di cominciare a pensare che la sua invenzione non sia poi così innovativa.

Stia sereno. Cordialmente, Guido Cimino

 

Replica di Gaeta (6.6.05):

Caro Cimino, riassumo e rendo pubblico, dopo aver invano atteso anche un cortese riscontro dell’amico Gambarara, quanto le ho già scritto a ruota della sua email.

La sua risposta è tautologica: il fatto che non esisterebbero pregiudizi altrui è solo un Suo pregiudizio, che rimane ben radicato malgrado le osservazioni della Bitnick News 44. Dopo 12 anni sarei ben patetico, anzi diciamo pure da manicomio, se continuassi con una ostinazione fatua.

Glielo dico io come aiutarmi, sempre che veramente lei lo voglia: mi regali un’ora del suo tempo e vedrà che la convincerò della innovatività del Bitnick. Sì, Morcellini mi ha dato una risposta “di merito”, ma è una risposta “viziata” e che ho già rintuzzato punto per punto: bisognerebbe rileggere e sorbirsi le carte che si sono accumulate in questi anni! Questo, mi creda, è il vero problema: la gente – lei non fa eccezione – non legge, non sa leggere, la lettura vera (De Mauro insegna) comporta sudore.

Grazie del riscontro e della pazienza. Non demordo, sono costretto a rompere ancora le scatole. Mi scusi. Cordialmente. Gaeta

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