All. 9

Roma 26.2.98                   

Al Presidente del CdA della RAI

e p.c. all’ing. Tonio Di Stefano

Direzione Tecnica RAI

         

          Signor Presidente,

un recente colloquio con l’ing. Di Stefano e l’allegata nota P/3677 di codesto ufficio di Presidenza (vedi § 1.6) mi inducono ad alcune puntualizzazioni sulla mia offerta del brevetto di invenzione industriale della Televisione Interattiva Equivalente (ripresentata il 7.2.98 a codesto ufficio, per il tramite del Consigliere Professor Gamaleri).

L’esperienza ci insegna che gli equivoci e i pregiudizi si annidano ovunque e quindi è probabile che nel caso in oggetto l’inerzia della RAI sia imputabile a una involontaria e deleteria confusione tra progetto e brevetto, cose che la normativa vigente, finalizzata a dare impulso all’industria e molto severa nello stabilire i criteri della brevettabilità, distingue nettamente (il semplice progettista non è un inventore).

La mia invenzione ha due aspetti: quello spettacolare, di cui sono autore (o progettista) e quello tecnico di cui invece sono inventore. La stragrande preponderanza del primo fa si che la valutazione, limitata al “progetto”, continui a essere demandata a programmisti, mentre l’innovazione tecnica (computergrafica temporizzata), talmente piccola da consentire la “produzione” del programma Count-down con i mezzi offerti dall’attuale stato dell’arte, può restare in ombra e sembrare addirittura (a posteriori, si badi) banale.

Le cose però cambiano radicalmente se dalla produzione si passa a considerare la “fruizione” del programma Count-down da parte del pubblico, e cioè le prestazioni del sistema Gaeta. Questo è il tipo di valutazione che dovrebbe contare sempre, e a maggior ragione nel caso della valutazione della rilevanza commerciale di un brevetto, e non dovrebbe essere demandato al palinsesto, ma all’amministrazione e alla struttura tecnica dell’Azienda (valutazione congiunta).

In sostanza la Televisione Interattiva Equivalente non è solo una proposta di programma che può discrezionalmente esser lasciata caducare, ma è soprattutto un’opportunità data ad una Azienda di Stato di operare un servizio pubblico aggiuntivo, opportunità che essa, per Statuto, ha il diritto-dovere non di cogliere necessariamente, ma di valutare approfonditamente.                                                                                       

Distinti saluti

Andrea Gaeta