RE 27 – Il contagiri del ministro (30.11.2011)

 

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I pochi che forse, nella RE 26, non hanno capito il senso di quel vistoso punto esclamativo nella targa della via di fronte al Ministero delle Finanze (foto a destra) – retto, e praticamente fondato, da Quintino Sella – farebbero bene a riascoltare (su internet) l’arguta e geniale satira dei celeberrimi “Salamini” petroliniani: “In Italia non c'è patriottismo. Stasera, magari vado in galera, ma dico tutto. Sì, perché tutti i grandi uomini che hanno speso la metà della vita per l'indipendenza italiana vengono cacciati via. L'ho visto io, con i miei occhi, scritto: via Cavour, via Garibaldi, via Mazzini, via Quintino Sella. Invece bisogna scrivere resta Cavour, resta Mazzini, resta Quintino …in sella!

Oltre al fantomatico tripsometro Quintino Sella avrebbe ideato e brevettato anche una “cernitrice elettromagnetica” per separare i minerali ferrosi dagli altri e un dispositivo per quotare la famosa e impopolare “tassa sul macinato”. Il condizionale – per me che, da tecnico, vorrei vedere disegni e schemi elettrici – è d’obbligo perché nei molti mulini ad acqua che ho visitato e nei moltissimi libri sull’argomento che ho letto non ho trovato traccia del “contatore automatico” dei giri della macina “corsoia” (su quella fissa o “giacente”) per tassare il mugnaio e “affamare” il popolo.

Ho invece trovato notizia, o qualche fotografia (a sinistra), di un paio di semplici e geniali marchingegni finalizzati al buon andamento della macina. In genere sulla tramoggia, la piramide rovesciata dove si versavano le granaglie (a volte da una stanza al piano superiore del mulino), c’era un vetrino-spia che avvisava il mugnaio dell’avvicinarsi della fine della macinazione permettendogli di fermare per tempo la rotazione prima che, per mancanza di “lubrificante” (il grano), le due mole potessero “bruciarsi” per troppo attrito, incidente che gli avrebbe comportato un notevolissimo danno economico. Altre volte invece il “monitoraggio” era acustico mediante la cosiddetta “battola”, una specie di leva che battendo ritmicamente sul canale (il “coppo”) di adduzione dei chicchi di grano ne regolava la quantità (in funzione della velocità della macina) e col suo particolare “linguaggio” avvertiva il mugnaio dell’andamento regolare dell’impianto e/o della necessità di aumentare o diminuire la quantità di “acqua motrice”. Una protezione simile regolava l’inclinazione del coppo e impediva che, a macina ferma, dalla tramoggia uscisse del grano.

Spesso la rudimentale battola veniva, o viene, confusa con le “nottole” o i nottolini incontrati di sfuggita in RE 11 e RE 12, ma che si dovranno studiare scientificamente seguendo piano piano, anzi “passo passoReuleaux (prima il Costruttore e poi la Cinematica).

È attestato che Quintino Sellache volle, in un cortile del suo neonato Ministero (foto a destra), un orologio ad acqua gemello di quello presentato in GV 25 e GV 27 e che pare sia stato trafugato come bottino di guerra – sia stato amico del domenicano padre Embriaco. È un vero peccato che non si sappia nient’altro sui rapporti scientifici tra l’ideatore del tripsometro e l’ideatore, oltre che dei citati orologi, di un innovativo e misterioso “freno per carrozze a cavalli”.

Non sono le forze brute della materia che si debbono disciplinare, ma le energie libere svolgentesi in mezzo ai più complicati incastri delle miserie umane” si legge in un necrologio dell’Embriaco (Memorie domenicane, 1903).

 

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