PO 28 – Acquedotti e binari (12.1.2011)

Alla particolare attenzione del

Chiar. Prof. Oscar Belvedere

Ordinario di Topografia antica

Università di Palermo

 

La parte centrale della mappa mediante la quale abbiamo seguito il corso della Marrana (vedi PO 20, PO 26 e PO 27) è, a mio credere, la più interessante. Oltre alle vie carrozzabili (di Frascati, oggi Tuscolana; di Albano, oggi Appia Nuova; Appia, oggi Appia Antica; Latina, oggi Anagnina), disegnate in marrone; oltre al terzo e al quarto fiume di Roma (Marrana e Almone), in blu (e con sapiente rilievo topografico non del tutto scolorito dopo un secolo e mezzo di abbandono) e oltre, ovviamente, agli acquedotti (in nero continuo se interrati, in tratteggio se fuori terra), in questa preziosa mappa è segnato il tracciato primitivo (1856) della ferrovia Roma-Velletri (vedi il nodo di Ciampino in PO 27), con la stazioncina Sellaretto (oggi un casale).

Le quattro fotografie da me pubblicate non completano questa mappa di Ernesto De Mauro del 1871 e, soprattutto, sono di pessima qualità per almeno tre motivi: sono state riprese con una macchina modesta; sono riprodotte con risoluzione ancora più bassa (si tenga conto che la sola parte centrale misura un paio di metri quadrati!); e infine lo stesso originale, molto degradato, avrebbe bisogno di un accurato e auspicabile restauro. Nondimeno mostrano la campagna romana nello stato in cui la videro i pionieri dei moderni studi archeologici (Parker, Gori, Lanciani, Ashby, ecc.), senza la successiva selvaggia urbanizzazione e senza, soprattutto, lo sfregio della odierna “via del Quadraro” che viviseziona il “parco degli acquedotti” (vedi PO 22) esattamente al suo centro, all’altezza di Tor Fiscale.

Per non appesantire il disegno ho aggiunto solo poche indicazioni e qualche fotografia, funzionali alle osservazioni di indole idraulica che andiamo facendo. Chi vuole approfondire lo studio degli acquedotti (Felice, Anio Novus + Claudia, Giulia + Tepula + Marcia) troverà in rete materiale in abbondanza. Riporto però un’acuta osservazione del Parker (tratta dalla monumentale The Archaeology of Rome, Oxford 1876, vol. VIII - Map of the aqueducts on the eastern side of Rome) sulle coincidenze tra acquedotti e binari dei treni: entrambi corrono a diversi livelli per non incrociarsi ed entrambi sono parte in galleria, e parte su sostruzioni e archi. Inoltre, tenendo presente l’intricatissima rete sotterranea all’interno e negli immediati dintorni di Roma (e che Parker, Gori e De Mauro conoscevano molto bene), gli acquedotti dovevano essere distinguibili con sicurezza (soprattutto per le riparazioni e manutenzioni) e questo si otteneva dalla forma dello “specus”, che contrassegnava ogni condotta quasi come i moderni numeri delle tratte ferroviarie o delle linee telegrafiche.

Nel ‘900 alla linea Roma-Ciampino (spostata dall’altro lato del fascio di acquedotti che affiancava) si aggiunsero il “tranvetto” dei Castelli (che passava, credo, dalle “Capannelle”), la linea Roma-Cassino e la direttissima Roma-Formia-Napoli (inaugurata da Mussolini nel 1927). La simbiosi alveo-binario continua ancora oggi, non foss’altro per il panorama – il più suggestivo – che si gode entrando a Roma in treno, su un tracciato che per parecchi chilometri (Roma Vecchia → Tor Fiscale → Porta Furba → Mandrione → Porta Maggiore → Termini) affianca o sostituisce quello degli antichi acquedotti romani.

  

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