7 – Lettera di Lodovico Patuzzi a Onorato Caetani

(N. B. – La numerazione delle figure si riferisce all’edizione cartacea)

 

Eccellenza Reverendissima,

Sono colla più intima riconoscenza ai cortesi tratti ond’ha voluto Vs Eccellenza onorarmi con tre preziose memorie[1] riguardanti l’elettricismo, nelle quali riconosco e la somma di Lei perspicacia in questo genere di studi, e gli ultimi tratti languenti del nostro gran Padre della elettricità. Si accresce il pregio alla sua Opera unendo a loro la analisi, e l’esperienza fatta con tanto valore da V. E. a quegli ultimi sentimenti del moribondo elettricista a Lei comunicati[2], e che saranno un perenne monumento della stima, che doveva avere meritamente dei suoi talenti, e delle sue profonde cognizioni. Così permettendolo l’Ecc.za V., mi darò l’onore di produrla[3], come posso, nella terza parte del Secondo Tomo: e solo mi rincresce che la povertà delle compagne memorie in questa parte raccolta avranno che […] assai a fronte del più nobile, e del più ricco di Lei […][4]. Per mia parte però rendo all’E. V. le più vive contestazioni[5] della mia obbligatissima gratitudine: chè ben comprendo di qual lustro a vantaggio sarà per me il preziosissimo di Lei dono.

Ma l’onore che io ricevo, di un altro mi fa coraggio a desiderare dalla somma degnazione di V. E.: e si è questo di indirizzarle varie lettere intorno a molti fenomeni elettrici, che ebbi campo di osservare ed elucidare, quando per servire al mio instituto ero in attuale esercizio di elettricismo[6]. So che la mia tenuità dovrebbe farmi arrossire di un tal coraggio: ma se io non ho avuto merito al di Lei dono, eppure ne ho l’onore, anche un pensiero mi fa coraggio di sperar l’altro, benché me ne riconosca del tutto incapace.

Ma io leggendo le sue dottissime lettere coi sentimenti del P. Beccaria ho avuto luogo di rissovenirmi di molte curiose esperienze da me fatte nel 1759 e successivamente di poi fino all’anno 1770. Era questo un punto per me di grandissima curiosità; ed ero persuaso che né il Sig. Monge, né Shivian, né Withoff possano decidere intorno all’elettricità degli eunuchi sperimentando soltanto sui capponi, e sui cani mutilati. Il mio trasporto per la musica mi facea facilmente incontrare l’amicizia di questi amputati virtuosi, ed ebbi luogo a far con loro ogni esperienza di elettricità tanto a pioggia, quanto a pressione, ed a colpo. Ecco a V. E. ciò che mi avvenne costantemente di osservare. Li eunuchi che sono pingui, adiposi, corpulenti e di fibra flaccida e lassa non sono suscettibili di elettricismo a pressione, ed a scarica; lo sono pochissimo a colpo; sicchè i colpi della mina del Watson, e delle batterie ordinarie non fanno sopra di loro che una debole e piccolissima impressione. Isolati però, e fregati con pelli, […] dimostrano elettricismo a fiocco e lo conservano per qualche tempo[7]. È facilissimo per l’E. V. di riconoscere, dai dati dell’esperienza, ogni ragione di questi fatti. Li eunuchi poi di temperamento adusto[8], di fibra tesa, e convenientemente elastica provano tutti gli effetti dell’elettricismo sia a colpo, che a pressione, ed a scarica egualmente che qualunque altra persona di simile temperamento. Anche tra gli uomini che non ebbero la cattiva sorte degli Eunuchi mi è avvenuto tra molte centinaia tentate per ogni maniera di esperienze, di trovarne un solo, che quantunque elettrizzabile a pioggia, a scarica, ed a pressione; pure non lo era in verun modo a colpo. La boccia di Leiden, le mine, le batterie, i quadri magici, i fulmini artefatti, tutto era per esso incredibile, mentre dicea di non provarne che debolissima sensazione: questa statua insensibile era un certo nostro P. Vittorio Bruni, zio di codesto P. Bruni, che abita nel Collegio Nazareno; uomo da me conosciuto in età di 70 e più anni, di temperamento sommamente adusto, di fibra rigidissima, di muscolatura tesa e riposata (?), e quasi privo di traspirazione, e di umido superfluo. Egli era pur anche insensibile al gran caldo e al gran freddo; quasi privo, nella pelle, di pori bibuli, ed esalanti, non mai soggetto a gravi incomodi, e a farsi cacciar sangue in tutto il tempo in cui visse fino ad anni 85. Quest’uomo inelettrizzabile a colpo mi rese fin d’allora credibile quanto dice il Mussembrock delle tre persone impossibilitate ad elettrizzarsi. Dovrò io discredermi sull’asserzione del nostro gran Beccaria[9]?

Ma io sono troppo importuno all’E. V. sul primo momento, che ho l’onore di umiliarle un dovere di rispetto, di obbligazione, di servitù. Son tenuto, anche a questo riguardo, di implorarmi il di lei compatimento: e come lo avrò in grado di favore della sua sperimentata gentilezza, così mi permetta l’E. V. che sempre più gliene umili la mia vivissima riconoscenza col più sincero sentimento di poter essere in effetto quale con profondissima venerazione mi glorio di professarmi di Va Eccellenza

Ancona 30 Agosto 1793

Umilisso, Devoto, Obblo servo vero,

Lodovico Patuzzi D.e S.e P.e



[1] Ricerche all’Archivio della Fondazione Camillo Caetani non hanno permesso di rintracciare queste tre “memorie” del Caetani. Non è escluso, peraltro, che il Patuzzi si riferisse alle tre lettere (28.11.1779, 20.12.1779 e  24.6.1780) che si pregiò di inserire nel suo libro (Carteggio Beccaria-Caetani, vedi p. 49).

[2] Questo accenno poco chiaro farebbe pensare ad un prosieguo del carteggio del Caetani col Beccaria, ma anche in questo caso le ricerche non hanno dato esito.

[3] Cioè di inserire le citate lettere nel libro.

[4] Alcune parole di questa frase non sono riuscito a decifrarle, ma il senso è comunque chiaro.

[5] Attestazioni.

[6] Patuzzi fu lettore di Filosofia nelle Scuole Pie di Volterra, Correggio e Parma. Vedi [Pozzetti 1812].

[7] Questi esperimenti erano di gran voga ai tempi di Mesmer.

[8] Cioè asciutto, magro, secco.

[9] Beccaria, nella lettera del 8.12.1779, ridimensiona il gran “rumore” sugli eunuchi, aggiungendo che “quando non si possiede la teoria anche i Muschenbroeki sono soggetti a sviste”.