4. Sulla induzione elettrostatica[1]

 

In una delle mie ultime lettere a Faraday sollevai qualche dubbio circa le conseguenze che sinora si è creduto poter dedurre dalle esperienze che servono di base per il teorema fondamentale dell’induzione elettrostatica. Dopo che mi è stato permesso di sottoporli alla prova dell’analisi sperimentale questi dubbi sono passati nel mio animo allo stato di certezza, ed eccomi ora ben convinto che l’enunciato del suddetto teorema deve essere radicalmente modificato. Vogliate, per favore, verificare i fatti che vado a descrivere, e se li trovate esatti, come sono certo, abbiate la bontà di comunicarli voi stesso all’Accademia: le esperienze peraltro sono molto semplici[2].

A chiunque abbia studiato i primi elementi di fisica è noto che, quando un conduttore isolato BC (Fig. 3) trovasi in presenza d’un corpo elettrizzato A, il principio elettrico contrario a quello di A si svolge nella parte più prossima B, e l’omologo nella parte più lontana C.

Fig. 3

 

E di fatto qualora un dischetto metallico isolato sia, giusta il metodo d’Epino, posto in contatto coll’una o coll’altra estremità del conduttore e quindi avvicinato ad elettroscopio elettrizzato, si ottengono segni negativi per B e positivi per C se A è positivo; e si hanno, per lo contrario, segni positivi per B e negativi per C nel caso ove A è negativo.

L’esperienza può abbreviarsi, e rendersi fors’anche più significativa, seguendo il metodo di Wilke, che consiste a comporre il conduttore BC di due parti, le quali riunite e poscia separate, nello stato d’isolamento, sotto l’influenza elettrica positiva o negativa di A, vengono successivamente accostate all’elettroscopio già carico di una data specie d’elettricità. Stantechè in tali circostanze le due parti trovansi elettrizzate in senso contrario, l’anteriore mostrandosi costantemente fornita dello stato elettrico opposto a quello di A. Qualunque indizio di elettricità manca del tutto se le due parti vengono separate subito dopo di aver patita l’azione del corpo A; prova manifesta che i fenomeni osservati non derivano da una trasfusione elettrica di A in BC, ma sì bene da un disequilibrio introdotto nella elettricità naturale dell’ultimo corpo per l’azione del primo.

Lo sviluppo de’ due principii elettrici in un conduttore isolato per virtù del semplice influsso d’un corpo elettrizzato posto ad una certa distanza è pertanto indubitato e indubitabile.

Tuttavia le sperienze allegate non dimostrano questo sviluppo in presenza della forza induttrice o attuante, ma dopo l’esercizio di essa sul corpo attuato.

Si risponde che per mostrare l’esistenza reale delle due elettricità durante l’azione basta servirsi d’un elettrometro caricato o sospendere alcune coppie di pendolini tessuti con fili di lino e midollo di sambuco lungo il cilindro indotto, ed accostarvi poi un bastoncino elettrizzato di vetro o di ceralacca: giacché i moti elettrici de’ pendolini nelle due porzioni del cilindro BC sono opposti tra loro, come pure le indicazioni dell’elettrometro.

Ma alcuni istanti di riflessione bastano per convincersi dell’insufficienza di codeste pretese dimostrazioni. Infatti gli strumenti o congegni adoperati per conoscere lo stato elettrico del conduttore BC sono dessi pure sottoposti all’influenza del corpo A e patiscono in B un’azione molto maggiore in C: non potrebbe darsi che l’opposizione osservata de’ segni procedesse unicamente da questa perturbazione degli strumenti e non già dalla diversa qualità del principio elettrico nelle due porzioni del corpo attuato?

Per sciogliere il quesito converrebbe dunque trovare il modo di sottrarre nell’azione del corpo attuante gli apparecchi impiegati nell’analisi del fenomeno.

Abbiasi una lamina metallica verticale comunicante col suolo. Ad una certa distanza da siffatta lamina pongasi da un lato una leggerissima pallina di midollo di sambuco sospesa ad un lungo e sottil filo di lino, e dall’altro il conduttore della macchina elettrica. Per quanto intensa sia l’elettricità del conduttore e minima la distanza della lamina al pendolino, questo conserva esattamente la sua direzione verticale. Se poi la pallina di sambuco è appesa ad un filo di seta od elettrizzata, una certa attrazione si manifesta tra il pendolo e la lamina: ma tale attrazione deriva unicamente da una forza di reazione destata dall’elettricità del pendolo e non ha che fare coll’azione del corpo situato oltre la lamina; com’è facile il convincersene rimovendo il conduttore elettrizzato, o comunicandogli successivamente le due specie di elettricità: poiché queste vicende capitali sono del tutto insensibili al pendolino, che mantenuto nello stesso grado di elettricismo, forma sempre lo stesso angolo colla verticale. Del resto l’attrazione di reazione che la lamina esercita sul pendolo elettrizzato diminuisce rapidamente coll’allontanamento come tutte le forze di questo genere, e diventa sensibilmente nulla ad una breve distanza.

Ora da questi fatti mi parve se ne potesse inferire, che per sottrarre un corpo all’influenza o attuazione elettrica bastava ripararlo convenientemente dietro una lamina di metallo la quale comunicasse colla terra, o serbatojo comune, come la chiamano gli elettricisti. Ciò m’indusse ad accostare successivamente un elettroscopio, così guarentito dall’influenza del corpo attuante, presso ai punti B e C del cilindro sottoposto all’attuazione; ed allora vidi, con somma mia sorpresa, lo strumento indicar sempre la medesima specie di elettricità, la parte posteriore esercitando tuttavia un’azione più potente della parte anteriore: nell’uno e nell’altro caso i due corpicciuoli mobili dell’elettrometro caricato di elettricità positiva si scostavano maggiormente tra di loro se A era elettrizzato positivamente, e di cui univano per lo contrario la loro divergenza quando A trovavasi elettrizzato negativamente, donde opporne che la sola specie di elettricità sensibile nel cilindro sottoposto all’attuazione era quella stessa del corpo attuante (*).

Passando poi all’esperienza de’ pendolini accoppiati e sospesi lungo il cilindro BC, m’ingegnai prima di sottrarne questi corpicciuoli all’azione diretta di A mediante alcune lamine metalliche convenientemente disposte e comunicanti al pavimento. Presi poi una bacchetta elettrizzata di vetro e l’accostai gentilmente al di sopra d’ogni coppia di pendoli, in direzione normale all’asse di BC, avendo cura di ripararla essa pure dall’azione diretta di A con una delle predette lamine. Le coppie manifestavano sotto l’attuazione elettrica le solite divergenze, maggiori alle estremità che verso il centro del cilindro: tuttavia ognuna di esse aumentò per l’avvicinamento del vetro quando A era elettrizzato positivamente e diminuì sotto la condizione contraria di A negativo.

Ripetei l’esperimento disponendo l’asta di vetro parallelamente all’asse di BC, e per modo che venisse ad occupare presso a poco la posizione centrale soprastante. Se i due principii elettrici del cilindro BC trovavansi, come si vede, ancora generalmente, allo stato di tensione, le divergenze de’ pendolini anteriori e posteriori dovevano necessariamente subire delle variazioni opposte, per modo, che le prime diminuissero mentre le ultime aumentano o viceversa, secondo la qualità positiva o negativa del corpo attuante.

Or tutte queste divergenze si videro accresciute simultaneamente nel primo caso, e simultaneamente diminuite nel secondo: ciò che bastò per dileguare in forza, direi quasi, d’un sol colpo di bacchetta magica, le illusioni acquistate sin dalla prima mia gioventù sulle opposte tensioni elettriche dominanti alle due estremità del corpo indutto.

Allora cercai di confermare il nuovo fatto d’una sola tensione elettrica durante l’attuazione senza il soccorso delle lamine comunicanti col suolo ed ottenni l’intento nella disposizione seguente.

È noto che il cilindro vuoto di metallo destinato alla dimostrazione de’ fenomeni d’induzione termina ad ogni sua estremità con una lamina conformata sfericamente. Procacciate due di cotali superficie emisferiche (Fig. 4) le chiusi con due lamine piane dello stesso diametro; le corredai di pendoli semplici analoghi a quelli che s’usano apporre alle facce posteriori de’ dischi conjugati, le fermai notabilmente su colonne di vetro; e le feci comunicare tra loro per mezzo d’un’asta metallica. Situato l’apparecchio ad una certa distanza dalla macchina elettrica in attività vidi tosto i due pendolini divergere scostandosi dai rispettivi piani verticali che chiudevano gli esemplari B, C. La divergenza era minore in B che in C, ma derivante in ogni caso dalla elettricità positiva, dappoiché la bacchetta elettrizzata di vetro recato successivamente in B e in C respinse si l’uno che l’altro pendolo. La medesima repulsione ebbe luogo sostituendo un sottil disco metallico all’emisfero B, donde risultò la presenza dell’elettricità positiva sin presso la superficie anteriore del corpo indotto. E quasi superfluo l’osservare che se il conduttore della macchina trovavasi elettrizzato negativamente lo stato elettrico cambiava e che in tal caso i due pendolini divergevano per elettricità negativa.

 

Fig. 4

 

Tutto l’artifizio di questo esperimento consiste, come ognun vede, a disporre le cose per modo che gl’indicatori dello stato elettrico proprio alle diverse parti del corpo attuato siano compiutamente sottratti all’azione diretta del corpo attuante, donde la necessità che il diametro trasversale di quest’ultimo corpo sia minore, o tutt’al più eguale, a quello del primo.

Si potrebbe credere, a prima giunta, che la presenza di una sola elettricità in tutta l’estensione del corpo attuato sta in contraddizione colle sperienze del Colombo e degli altri fisici, i quali trovarono mediante le più precise osservazioni fatte colla bilancia di torsione, che la anteriore del corpo attuato è elettrizzata in senso contrario della sua parte posteriore. Ma tale contraddizione non sussiste; e tutto spiegasi felicemente colle opposte fasi di tensione insensibile e sensibile, che assume successivamente sul piano di prova una delle due specie di elettricità.

E veramente sia A positivo. Noi sappiamo per le sperienze descritte sul principio di queste osservazioni che, dopo di aver subita l’induzione e la separazione, i punti anteriori del cilindro BC si mostrano elettrizzati negativamente, e gli ultimi fatti ci han provato che questo stato elettrico è dissimulato durante l’attuazione e sostituito da una certa dose di elettricità positiva. Suppongasi dunque che il punto anteriore del detto cilindro BC toccato dal piano di prova possegga una sola unità di elettricità positiva e quattro di elettricità negativa. All’istante del contatto il piano di prova sarà elettrizzato positivamente, poiché la sola unità elettropositiva è dotata di tensione apparente. Ma quando il piano, carico di + 1 d’elettricità sensibile e di – 4 d’elettricità dissimulata, si allontana da A ond’esser sottoposto al raggio della bilancia di torsione, l’ultima specie di elettricità acquista essa pure la tensione sensibile, neutralizza la positiva e rimane in eccesso di tre unità. Se il punto toccato avesse tre unità di elettricità dissimulata e due di sensibile, il piano di prova, positivo durante il contatto di BC e la presenza del corpo A, manifesterebbe sulla bilancia di torsione una elettricità negativa uguale all’unità. Finalmente il piano di prova sarebbe ancora positivo all’istante del contatto con BC, ma non fornirebbe più sulla bilancia di torsione verun segno elettrico positivo o negativo qualora il punto toccato possedesse delle proporzioni uguali del principio elettrico sensibile e del principio elettrico dissimulato.

Questo avvicendamento de’ due principii elettrici nella parte anteriore del corpo attuato non contiene in sè nulla d’ipotetico ed è anzi una conseguenza irrefragabile della esperienza d’Epino e delle mie proprie osservazioni. Per renderlo tuttavia manifesto ed evidentissimo a chiunque credesse permesso il respingerlo come non abbastanza consolidato, basterà citare i fatti seguenti, che tutti possono riprodurre colla massima facilità.

Supponiamo il conduttore che congiunge i due emisferi B, C dell’ultimo esperimento, fatto a cerniera in C e terminato in B con un gancio a pallina siccome s’usano nelle sperienze elettrostatiche. Questa cerniera e questo gancio siano disposti per guisa che sollevando l’estremità B, il conduttore se ne scenda in virtù del proprio peso lasciando B isolato.

Ottenuta la divergenza de’ pendolini e verificata l’identità della loro forza motrice col principio elettrico attuante, si toglierà la comunicazione tra B e C, prodotto così l’isolamento dell’emisfero anteriore B, si scaricherà il conduttore della macchina elettrica, o il corpo qualunque cui è dovuto il fenomeno dell’induzione. Allora il pendolino di B diverrà più divergente di prima; e sarà facile il convincersi che questa maggior divergenza non procede mica da un aumento d’energia nel principio elettrico che lo teneva inizialmente scostato dalla corrispondente superficie piana, come succede nell’analoga sperienza de’ dischi conjugati; ma si bene dalla sostituzione di una elettricità contraria, più copiosa della precedente: perciocchè que’ medesimi corpi i quali si mostravano prima attraenti diverran repellenti, e viceversa (**).

Ecco dunque pienamente verificata col fatto la lotta che, al cessare dell’influenza di A su BC, si stabilisce nella parte anteriore di quest’ultimo corpo tra il principio elettrico dissimulato ed il principio elettrico sensibile.

Conchiudiamo, che durante l’attuazione o induzione elettrostatica, la sola elettricità omologa alla forza induttrice trovasi sviluppata in quantità più o men grande su tutta l’estensione del corpo indotto; mentre l’altro rimane totalmente dissimulato alla sua parte anteriore e non vi apparisce se non dopo d’averla isolata e sottratta all’azione della forza attuante.

Quantunque la presenza della elettricità dissimulata resti dimostrata, per le precedenti sperienze, nella sola parte anteriore, nondimeno la diffusione della elettricità contraria in tutta l’estensìone del corpo attuato m’induce a credere ch’essa pure trovisi in proporzione più o men grande, nelle diverse parti di questo corpo; ed ho anzi escogitato un apposito apparecchio[3] onde mettere la cosa in evidenza. Non mancherò d’informare l’Accademia del risultato delle mie ulteriori ricerche; e porrò fine alle considerazioni presenti con un esempio, il quale dimostra egregiamente, se non m’inganno, che le modificazioni da introdursi nella legge fondamentale dell’attuazione elettrica, lungi dal complicare inutilmente le spiegazioni de’ vari fatti relativi all’induzione, le rendono anzi più semplici, e le accolgon tutte indistintamente sotto un principio unico ed invariabile, il solo che sia veramente razionale e conforme all’osservazione.

Tra le due maniere di elettrizzare un elettrometro, la più usitata consiste, come ognun sa, a toccare, in presenza del corpo elettrizzato, la sua guarnizione metallica superiore ed a sottrar poscia lo strumento all’azione induttiva della forza elettrica: poiché allora gl’indici divergono in virtù d’una elettricità contraria.

Ora, se giusta l’opinione generalmente adottata sino al giorno d’oggi, le elettricità si trovassero amendue sviluppate con tensione nel cilindro orizzontale che serve a stabilire il principio dell’induzione elettrica, esse dovrebbero certamente sussistere colle medesime proprietà sulla parte metallica verticale e isolata dell’elettrometro; stanteché in questa sorta di fenomeni la differenza di posizione rispetto alla gravità non ha nessuna influenza. Perché dunque quando si tocca l’istrumento mettendola così in comunicazione col suolo, le elettricità sviluppate per induzione non se ne fuggono ambedue nel serbatojo comune? Evidentemente perché l’una di esse trovasi in uno stato diverso dall’altra: o, più esplicitamente, perchè l’elettricità omologa a quella del corpo attuante è la sola mobile e dotata di tensione, mentre la contraria non possiede, nè l’una, nè l’altra proprietà.

La carica induttiva degli elettrometri non si poteva spiegare altrimenti. Sicchè per essa s’adattava tacitamente una dottrina diversa da quella apertamente sostenuta nella spiegazione de’ fenomeni elettrici che offre il cilindro orizzontale sottoposto all’induzione.

Questa contraddizione è tolta nella proposizione fondamentale dell’attuazione elettrica risultante delle precedenti nostre osservazioni, dove il diverso stato delle due elettricità indotte diventa un principio generale perfettamente dimostrato dall’esperienza.

 

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(*) Per rimuovere qualunque sospetto che l’elettricità osservata in BC derivasse da una trasmissione del fluido eccitato in A, dirò che dopo ognuna delle predette osservazioni e dalle analoghe susseguenti, si scaricava il conduttore della macchina elettrica, mettendo subito dopo a contatto di BC un sensibilissimo elettroscopio a foglie di oro; e che si rigettarono come inconcludenti quelle poche osservazioni le quali dopo la scarica del conduttore furono seguite dalla manifestazione del più leggero indizio d’un residuo elettrico nel cilindro sottoposto all’attuazione.

 

(**) Per osservare con facilità siffatte metamorfosi torna comodissimo il cannello assaggiatore del prof. Belli, il quale consiste, com’è ben noto ai cultori della scienza elettrica, in un tubo o cilindro di vetro metà nudo e metà ricoperto d’uno strato di ceralacca che stropicciato col pannolano presenta ad un tratto 1’una e 1’altra specie di elettricità.

 

 

 

 

 



[1] Memoria letta da Melloni nel luglio 1854 alla Società Reale Borbonica, ma pubblicata nelle Memorie della stessa Società solo nel 1856. Apparve solo in francese, destando un notevole scalpore scientifico, nei Comptes Rendus des séances de l’Académie des sciences, XXXIX, 1854, pp. 177-183 e negli Archives des sciences physiques et naturelles, XXVI, 1854,  pp. 314-323.

 

[2] Nella citata edizione postuma in italiano questo paragrafo manca.

 

[3] Un elettroscopio di nuova concezione, vedi p. 29 (N. d. C.).